– Nota introduttiva. Con questo articolo, cortesemente inviatoci dall’autore Giuseppe Sgubbi, avviamo la pubblicazione di una serie di studi di questo appassionato cultore della materia, dedicati all’area romagnola e ravennate in particolare, in omaggio anche alla relazione del nostro fiume Reno con l’area dove scorrono i suoi affluenti terminali –
Dall’Anatolia all’Etruria e da Spina a Pisa
Un gruppo di studiosi toscani guidati dal professore Gianfranco Bracci hanno fatto le dovute ricerche nell’ intento di individuare il percorso di due antichissimi tragitti, uno marino (dall’Anatolia all’Etruria)
e l’altro terrestre ( da Spina a Pisa). Grazie ad un qualificato e giusto riscontro giornalistico, il frutto delle loro scoperte è stato fatto conoscere anche al grande pubblico. Vediamo questi tragitti.
Tragitto marino:
Villa Giovannina. Alberto Tampellini
– Testo tratto dal libro Le dimore dei signori Marefosca editore, 2004, per gentile concessione dell’autore Alberto Tampellini e dell’editore. Foto di Floriano Govoni –
Percorrendo la strada che da Persiceto conduce a Ferrara, in prossimità di Cento ci si trova
improvvisamente a fiancheggiare un lungo duplice filare di alti pioppi cipressini alla fine del quale, fiabesca e suggestiva, appare la visione di quell’austera mole architettonica chiamata Giovannina, la cui aristocratica presenza da alcuni secoli nobilita le plaghe al confine tra il Persicetano e il Centese. Eppure, per moltissimo tempo, l’origine di questo castello turrito è stata oggetto di equivoci e fraintendimenti che perdurano tuttora. E’ infatti opinione popolare assai diffusa che il palazzo fortificato prenda il nome da Giovanni II Bentivoglio, che fu signore di Bologna dal 1462 al 1506 e le cui opere di bonifica idraulica e di sviluppo edilizio in queste zone della Bassa Bolognese diedero in effetti nuovo impulso economico e
demografico a territori un tempo semipaludosi. Azzardata si dimostra però tale attribuzione, come del resto quella del progetto, per il
quale si
Palazzo Fontana. Storia di un palazzo e dei suoi proprietari. Alberto Tampellini
** Testo tratto dal libro Le dimore dei signori, Marefosca edizioni, 2004. Per gentile concessione dell‘autore, Alberto Tampellini, e dell’editore, Floriano Govoni, possiamo conoscere le storie dei proprietari, del palazzo e della tenuta.
– La Villa o Palazzo Fontana,
nel territorio di San Matteo della Decima,è uno dei complessi rustico-residenziali più interessanti delle nostre campagne, anche se praticamente sconosciuto e attualmente in avanzato stato di degrado architettonico e strutturale. Contrariamente a quanto credono molti abitanti della zona, il suo nome non deriva dalla famiglia Fontana bensì dalla presenza di una vera e propria fonte d’acqua che sgorgava nei pressi (1). La denominazione “Fontana” indica inoltre anche la vasta tenuta agricola circostante, che si è costituita nel corso di secoli a partire dalle prime acquisizioni di terreni compiute nella zona da Ercole, figlio
Museo della Comunicazione a Bologna, patrimonio della cultura
Fra i tesori nascosti delle istituzioni museali bolognesi ce n’è uno che merita una segnalazione per chi ancora non lo conosce, visto che è stato insignito del titolo di Patrimonio Culturale dell’UNESCO nel 2007 ed èvisitato da centinaia di scolaresche e turisti. Nelle sue ampie sale ci sono esposti oltre 2000 pezzi che testimoniano l’evoluzione degli strumenti della comunicazione da 250 anni fa ad oggi. E’ il
Museo della Comunicazione e del multimediale G. Pelagalli a Bologna,. Mille suoni – mille voci
Si trova nel centro della città , in via Col di Lana 7/N, e offre ben 12 settori espositivi, oltre a Biblioteca,
Videoteca, Audioteca e Cineteca. Due sale sono dedicate a Guglielmo Marconi e ai Fratelli Ducati e le altre a tutte le varie branche della Comunicazione. E’ visitabile su appuntamento , con la guida del fondatore – creatore di questa eccezionale raccolta, Giovanni Pelagalli.
Dal sito www.museopelagalli.com riccamente illustrato, abbiamo tratto una sintesi delle sezioni del Museo
S.Antonio abate, tra storia, leggenda e tradizioni
S. Antonio abate è una delle figure del cristianesimo che si porta dietro, fino ai giorni nostri, una iconografia e una biografia in cui si mescolano elementi reali e immaginari, storia, leggenda, tradizioni arcaiche pagane e altre successive rivestite di simbologia cristiana.
Quanto alla storia vera, si prende come base quanto ne raccontò un altro “padre della Chiesa”, Atanasio, patriarca e vescovo di Alessandria d’Egitto (295-373) che ne tracciò una biografia. Da essa si desume che Antonio nacque verso il 250 d.C . da una agiata famiglia di agricoltori nel villaggio di Coma (in altra fonte è scritto Eracliopoli), attuale Qumans in Egitto, e verso i 20 anni rimase orfano, con un ricco patrimonio da amministrare e con una sorella minore da educare. Attratto dall’insegnamento evangelico “Se vuoi essere perfetto, va, vendi ciò che hai, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo, poi vieni e seguimi“, e sull’esempio di alcuni anacoreti che vivevano nei dintorni dei villaggi egiziani, in preghiera, povertà e castità , Antonio volle scegliere questa strada, e, venduti
Fedora Servetti Donati, Budrio la ricorda così
Venerdì 4 dicembre 2009 alle ore 21 presso il Teatro Consorziale di Budrio, verrà ricordata
Fedora Servetti Donati
indimenticabile studiosa, che ha dedicato ogni sua azione ed ogni sua opera alla salvaguardia, difesa e valorizzazione del patrimonio storico-culturale di Budrio, suo paese natale.
Questa serata si articolerà in alcuni momenti importanti, fra cui la consegna di tre borse di studio a tre studenti delle scuole di Budrio (elementari, medie inferiori e medie superiori) che si sono particolarmente distinti nell’anno scolastico 2008/2009. Le borse di studio sono offerte dal Centro Sociale La Magnolia e dalla Fondazione Cervellati, in collaborazione col Comune di Budrio.
La serata sarà anche l’occasione per presentare la ristampa dell’ultimo lavoro di Fedora Servetti Donati “E’ Budrio un bel castel del bolognese” edito nel 2002 e da tempo esaurito.
La riedizione di questo studio è stata resa possibile grazie alla partecipazione di numerose, Associazioni, Fondazioni, aziende, librerie e del Comune di Budrio (*), riunitisi in una “cordata”
L’ing. Gio.Batta Martinetti e la moglie Cornelia. Una coppia che fece storia a Bologna
C’è¨ una strada a Castello d’Argile che porta un nome il cui significato è¨ ignoto non solo agli argilesi, ma anche a tanti bolognesi. Eppure si riferisce ad un personaggio che ebbe grande influenza nel disegno urbanistico della città di Bologna; e che, insieme alla moglie , contessa Cornelia Rossi Martinetti, fu a lungo protagonista anche della vita sociale e culturale nei primi tre decenni del 1800, dal periodo napoleonico alla Restaurazione pontificia. Parliamo dell‘ingegner Giovanni Battista Martinetti, consigliere comunale a Castello d’Argile dal 1828, deceduto il 10 ottobre 1830, al quale fu intitolata la via subito dopo la sua morte, in quanto nei 25 anni precedenti era stato possidente delle terre della ex Commenda di Malta di Bisana,
L’Italia dei dialetti: da studiare, ma non per dividersi. Magda Barbieri. 2009
Non so se convenga a qualcuno riportare l ‘Italia allo stato in cui si trovava nel basso medioevo o, più o meno nel 1200 (cartina a lato), con marchesati, ducati, contee, principati vescovili, qualche repubblica marinara, o, comunque città -stato più o meno estese, l’una contro l’altra armate, talvolta alleate contro, o pro, l’Imperatore germanico, o contro, o pro, il Papa di Roma. A sentire certe proposte che rimbalzano sulla stampa in questi giorni, per imporre esami di dialetto ai professori, bandiere e inni regionali da fissare nella Costituzione, bandiere padane e confusi federalismi, sembra proprio che si voglia rimettere all’Italia il folkloristico e infausto vestito di Arlecchino (dismesso nel 1860 con l’Unità ) e riportarla indietro nella storia, senza peraltro conoscere la storia, sia politica che linguistica del nostro Paese. Certamente conoscere la storia è un impegno gravoso, che richiede uno studio approfondito al quale i politici (e molti dei loro elettori) forse fanno troppa fatica a sottoporsi. Ma una infarinatura almeno potrebbero darsela.
Tra strade e cavedagne di pianura le tracce dell’antica centuriazione. Roberto Frazzoli
Forse non tutti sanno che nell’intera pianura emiliano-romagnola sopravvivono numerosi spezzoni di strade campestri romane, oggi asfaltate e integrate nella rete viaria che percorriamo quotidianamente. E’ ciò che rimane della centuriazione, la suddivisione della campagna in lotti quadrati (710×710 metri, nel bolognese) che gli antichi romani realizzarono oltre duemila anni fa. L’opera aveva lo scopo di costruire le infrastrutture necessarie per la coltivazione (fossi, canali di scolo, strade di accesso) e al tempo stesso di creare una lottizzazione ordinata per poter poi assegnare i fondi ai coloni. L’immensa scacchiera fu creata incrociando una serie di strade pressochè parallele alla via Emilia (dette decumani) con altre strade ad esse perpendicolari (dette cardini). Si calcola che nella sola pianura bolognese Roma abbia costruito oltre 2500 chilometri di strade campestri, rimuovendo venti milioni di metri cubi di terra per scavare i relativi fossi (1).
L’individuazione delle tracce della centuriazione presenta ovviamente molti motivi di interesse. Per quanto riguarda l’area di via Galliera (cioè i territori dei comuni di Argelato,
Vita e satira di Fortebraccio
Sabato 27 giugno 2009, alle ore 10 , a S. Giorgio di Piano, piazza Indipendenza 1, presentazione del libro
Fortebraccio. Vita e satira di Mario Melloni a cura di Pasquale Di Bello e Paola Furlan (Ed. Diabasis)
Dopo il saluto del sindaco Valerio Gualandi, presentazione di Fabio Govoni, interventi di: Emanuele Macaluso e Marisa Rodano. Presenti i curatori del volume e Mauro Roda, presidente della Fondazione Duemila
In occasione del ventennale della scomparsa del giornalista, noto con lo pseudonimo di Fortebraccio, inaugurata una scultura a lui dedicata.
Mario Melloni (nato a San Giorgio di Piano, 25 novembre 1902 e morto a Milano, 29 giugno 1989) E’ stato un giornalista e politico italiano.
Inizialmente di professione calzolaio, fu antifascista e durante la dittatura mussoliniana visse per molte tempo in esilio a Parigi. Durante la Seconda guerra mondiale prese parte alla Resistenza partigiana e nel 1945 si iscrisse alla Democrazia Cristiana. Laureato in giurisprudenza, fu giornalista e dal 1946 al 1951 direttore del quotidiano Il