UN LIBRO DEDICATO A RUGGERO PASSARINI E ALLE ORCHESTRE ALLA FILUZZI
Note di GIAN PAOLO BORGHI
Da diversi anni ricercatori e studiosi stanno dedicando un’attenzione non comune al mondo del cosiddetto ballo liscio, candidato peraltro dall’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna a essere dichiarato Patrimonio immateriale dell’Umanità a tutela Unesco.
Una significativa variante del “liscio” è costituita dal ballo alla Filuzzi, probabilmente “nato” agli inizi del ‘900 (ma “figlio” di danze ottocentesche), «vero leitmotiv e strenua passione musicale imperante nelle sale da ballo di Bologna e provincia». Così si esprime Adriano Bacchi Lazzari, noto ricercatore e collezionista di dischi, in un libro fresco di stampa dedicato a Ruggero Passarini, uno dei “giganti” di questa forma musicale, per decenni attivo con successo nelle sale da ballo (o, meglio, nei baladûr) della Città di Bologna e dei nostri territori.
L’agile libro che sto commentando porta il significativo titolo “Ruggero Passarini. Testi e bottoni, quante emozioni!” ed estende la sua sfera d’azione anche a una piccola Storia delle orchestre alla Filuzzi (come recita il sottotitolo) con biografie di altri grandi filuzziani, come Leonildo “Nildo” Marcheselli, considerato il “padre” e il principale divulgatore di questo ballo, tuttora molto apprezzato
Le favole dell’Ocarina bianca. In un nuovo libro
Le favole dell’ocarina bianca
Recensione di GIAN PAOLO BORGHI
È il titolo di un piacevole libro di Beppe Manni, che propone il repertorio completo della Compagnia dei “Burattini dell’Ocarina Bianca”, una formazione modenese ormai da oltre un trentennio attiva con le sue rappresentazioni in quel territorio e, più in generale, in area emiliana. Composto da Beppe Manni e da Maurizio Berselli, il sodalizio si distingue non soltanto per i copioni che vedono come protagonisti i classici e noti burattini della “scuola” modenese-emiliana (Sandrone e Pulonia, nonché Fagiolino), ma si caratterizza soprattutto per le numerose proposte di spettacoli nei quali le fiabe della tradizione, le avventure alla corte estense e alcune storie bibliche dominano letteralmente la scena.
I Burattini dell’Ocarina Bianca vivacizzano inoltre i loro spettacoli con musiche (eseguite dal gruppo musicale Suonabanda, diretto da Maurizio Berselli) e canti che sono stati incisi in un Compact Disc allegato al libro.
Per l’attività artistica, alla compagnia sono stati attribuiti importanti riconoscimenti dalla giuria del Premio nazionale “Ribalte di Fantasia”, per copioni inediti del teatro di burattini, fondato da Otello Sarzi Madidini e Giorgio Vezzani.
Stupendamente illustrato
Romano Danielli, l’operaio che si fece burattinaio, ora scrittore
UN LIBRO DI ROMANO DANIELLI:
SEGRETI E MAGIE DI BURATTINI E BURATTINAI BOLOGNESI
– Scheda bibliografica di GIAN PAOLO BORGHI-
Stampato a cura dell’editore bolognese Paolo Emilio Persiani, questo interessante volume del burattinaio petroniano Romano Danielli porta un significativo sottotitolo, Anche l’operaio metalmeccanico può diventare artista burattinaio, che sottolinea in sintesi il suo traguardo artistico, felicemente (e più che meritatamente!) conseguito, nonostante le apparenti difficoltà culturali della partenza.
La sua prestigiosa carriera ha inizio nel lontano 1953, a sedici anni, nel “casotto” delle teste di legno di Umberto Malaguti e prosegue in un crescendo di successi che lo conduce ai vertici dell’arte burattinesca bolognese e nazionale e che lo vede protagonista di importanti esperienze internazionali.
Il suo esordio pubblico a favore degli amici si realizza durante la sua fanciullezza. Ricorda, con una certa commozione: «Il primo spettacolo pubblico lo diedi in strada. L’attrezzatura era semplice: una sedia, un burazzo ‘ciuffato’ (sottratto) in cucina, poi i burattini (alcuni erano vestiti, altri no). Radunati gli amici, che sedevano comodamente sul marciapiede, iniziai (non avendo il campanello per il segnale d’ apertura il il dlin, dlin lo facevo con la bocca). Le storie le inventavo lì, al momento».
Le vicende che Romano Danielli ci narra con maestria si snodano attraverso itinerari che hanno come
La maschera di Bertoldo al Carnevale persicetano e in un libro
Al MAF- Mondo Agricolo Ferrarese di S. Bartolomeo in bosco
Domenica 10 Marzo, ore 15.00
BERTOLDO, IL CARNEVALE PERSICETANO E LE “CANTE DEL FILÒ”
Riti e tradizioni del mondo popolare padano
– Presentazione del volume
DAL VILLANO AL SOVRANO. LA MASCHERA DI BERTOLDO AL CARNEVALE STORICO PERSICETANO di Enrico Papa e Wolfango a cura di Alighiera Peretti Poggi
(Edizioni Minerva, Argelato (Bologna), 2024)
Gian Paolo Borghi ne parla con Enrico Papa
– A seguire: INCONTRO CON IL CANTASTORIE Otello Perazzoli
e le sue “cante” venete: dal Torototèla ai campi e alle piazze
– Indi: Inaugurazione della mostra di disegni di Giovanni Giorgi
Telefilm: nostalgia del passato (in parete fino al 2 maggio)
* In conclusione: Buffet riservato a tutti i partecipanti
– Ingresso libero e gratuito
Dialetto e cultura popolare bolognese nel nuovo Lunario 2024
IL “LUNARIO BOLOGNESE 2024” NEL RICORDO DI
“PIAZZA MARINO, POETA CONTADINO”
di GIAN PAOLO BORGHI
Ancora un nuovo numero del “Lunario” che fu fondato e distribuito a partire dal 1979 dal cantastorie bolognese Marino Piazza (Bazzano, 1909-Bologna, 1993), ovvero “Piazza Marino, il poeta contadino”, secondo una sua azzeccata autodefinizione. L’odierna annata costituisce, in effetti, la 27ª della serie, proseguita dopo la sua scomparsa dall’altrettanto indimenticabile figlio Giuliano (Bologna, 1941-2015) e dal nipote Marco, che idealmente (e con tanta passione!) segue le loro orme.
Questo caratteristico almanacco petroniano mantiene ancora la struttura di quelli tradizionali, un tempo diffusi ai mercati e alle fiere. Non mancano, in particolare, le previsioni del tempo, i numeri da giocare al lotto (un tempo popolarmente definiti “Cabala del lotto”), il calendario delle principali fiere e sagre del territorio bolognese, i lavori del mese e consigli utili (orto, giardino, cantina, salute a tavola).
Tra le altre rubriche, una menzione particolare va riservata all’Oroscopo bolognese con le frasi dialettali di Enzo Scagliarini, nonché alle “chicche” petroniane, dal ricordo del grande commediografo, attore dialettale, poeta e scrittore Arrigo Lucchini (Bologna, 1916-1984) alla storia della nascita dell’odierna Piazza Verdi e delle tagliatelle.
Come da consolidato e atteso appuntamento, il “Lunario” ha proceduto alla pubblicazione di alcuni testi
Nel Carnevale sta la cura… e nella Quaresima la penitenza?! Il Carnevale di Putignano
– Ora che è passato il periodo canonico del Carnevale, con le sue festose sfilate di carri e feste in costume , in vari Comuni del nostro territorio bolognese-ferrarese, e siamo in Quaresima, ci voltiamo indietro per riparlarne come fatto storico, partendo da Comuni più lontani e tradizioni secolari –
Nel Carnevale sta la cura – Il Carnevale di Putignano
Articolo di Matteo Dalena Storico e giornalista
* Da News letter di National Storica Geographic (Sabato 10 febbraio 2024)
«La pazzia carnevalesca sarà il grande sfogo salutare che reintegrerà l’equilibrio fisiologico scatenando il prodigioso rituale naturalistico, inferico e orgiastico delle maschere, del travestimento, del ribaltamento, dei tripudi dionisiaci, degli eccessi carnali e – non dimentichiamolo – della licenza verbale». Con La maschera di Bertoldo, quasi mezzo secolo fa lo storico e antropologo bolognese Piero Camporesi fece conoscere il cosmo del villico Bertoldo, uno dei più celebri eroi popolari della tradizione italiana, protagonista dei racconti messi per iscritto dal cantastorie Giulio Cesare Croce all’inizio del XVII secolo. Nel modo in cui «l’astuto contadino violò gerarchie e dogmi assurgendo, lui zotico, a regio consigliere» sta il senso profondo del Carnevale, da sempre festa di contestazione,
Sessismo nelle fiabe? Anche no
Sessismo nelle fiabe? Nemmeno per sogno!
Testo di Roberto Luigi Pagani – Un italiano in Islanda (che mette in guardia da riletture e interpretazioni delle più note fiabe tradizionali secondo criteri di giudizio politico-ideologico attuali- ndr)
-Anche per questo articolo mi scuso per eventuali errori o refusi, ma non ho il tempo di rileggere tutto con calma, vi chiedo la cortesia di segnalarmi: provvederò a correggerli appena potrò!
Non è un segreto, ma da un anno sto lavorando a un libro sul folklore islandese. Leggende, fiabe e racconti che, in una veste più o meno fantastica, tramandata nel linguaggio semplice di generazioni di contadini e pescatori, contengono grandi valori universali. Non sono di formazione folklorista, ma diciamo che per questo lavoro ho dovuto studiare parecchio sull’argomento, e ho acquisito una certa dimestichezza con simbolismi e convenzioni tipiche del genere. Per questo vorrei fare alcune considerazioni su alcuni stralci pubblicati di un monologo di Paola Cortellesi sul sessismo nelle fiabe tenutosi all’inaugurazione dell’anno accademico della Luiss (Libera Università internazionale di studi sociali). Preciso che non ho avuto occasione di sentirlo tutto, e riconosco sia possibile che queste frasi siano state de-contestualizzate e rese più estreme. Le discuto comunque perché ritengo offrano spunti utili per veicolare informazioni e considerazioni importanti nel clima culturale attuale.
Non posso purtroppo
Una bella storia di cantastorie
SETTANT’ANNI FA A BOLOGNA IL PRIMO CONGRESSO NAZIONALE DEI CANTASTORIE ITALIANI – Gian Paolo Borghi –
Domenica 11 aprile 1954, Bologna ospitò il primo “Congresso Nazionale dei Cantastorie”, che si svolse in due sedi, alla Trattoria Profeti di via Riva di Reno e al mercato di piazza VIII Agosto 1848, popolarmente detto della “Piazzola”.
La Trattoria Profeti, vicina alla piazza del mercato, era un tradizionale punto d’incontro di cantori e venditori itineranti: il suo cortile interno, con un bel pergolato, invitava alla conversazione e alle discussioni, prima e dopo l’attività in Piazzola. Il Congresso ebbe, tra l’altro, il merito di ridare identità al termine “cantastorie”: fino ad allora, infatti, gli artisti (almeno quelli associati) avevano abbandonato quella definizione e si erano auto-qualificati “canzonettisti ambulanti”. Anche lo stesso allora giovane sodalizio nazionale, promosso da Marino Piazza e Lorenzo De Antiquis il 14 settembre 1947, assunse in seguito la denominazione di “Associazione Italiana Cantastorie” (A.I.CA.), in luogo di “Associazione Italiana Canzonettisti Ambulanti” (A.I.C.A.). L’organizzazione del Congresso venne promossa dalla sede regionale dell’Agenzia Nazionale Stampa Associata (ANSA) e, in primo luogo dal suo Direttore, Nino Fusaroli, che, grazie alla forza comunicativa del sodalizio, riuscì a dare all’iniziativa una vasta risonanza sulla stampa nazionale.
I cantastorie, in effetti,
Tradizioni natalizie… in Islanda. Trova la differenza.
Tradizioni di Natale in Islanda
– Premessa- Supponendo che delle tradizioni natalizie delle nostre zone emiliane la maggior parte dei nostri lettori sia già erudita, proponiamo questo articolo che informa delle tradizioni di un paese a noi così lontano, raccontate da un “italiano in Islanda “ che se ne intende, e che quindi offre spunti di confronto con usi e costumi italiani, e sfata anche qualche leggenda che spopola su internet.
– Articolo di Roberto Luigi Pagani-
I media, si sa, devono vendere. Uno dei modi che usano per vendere è vendere sogni. La gente di qualsiasi paese del mondo è sempre e invariabilmente insoddisfatta di qualche aspetto della sua vita, e sogna spesso di altri luoghi, più immaginari che reali, dove quegli aspetti non sussistono e la vita raggiunge uno stato di perfezione. L’Islanda si presta spesso, per la sua lontananza, ad essere distorta quanto basta da poter catturare l’immaginazione di questi sognatori.
Stesso dicasi per le tradizioni: a Natale spesso facciamo tantissime cose che nemmeno riconosciamo come tradizioni, ma che agli stranieri appaiono davvero pittoresche e graziose, e pensiamo che il nostro Natale non sia abbastanza pittoresco e grazioso, cercando quindi il pittoresco e il grazioso altrove. Il nord Europa è particolarmente vittima di questa mitizzazione per cui tradizioni vecchie e nuove vengono distorte o travisate per vendere sogni ai lettori.
Un esempio è la tradizione islandese del jólabókaflóð,
In ricordo di Piazza Marino poeta contadino
Celebrato “Piazza Marino, poeta contadino” a trent’anni dalla scomparsa
Articolo di GIAN PAOLO BORGHI
La Sala dei Giganti della Rocca dei Bentivoglio di Bazzano ha ospitato, sabato 30 giugno 2023, un importante evento serale, incentrato sulla cultura popolare bolognese di ieri e di oggi: un ricordo del grande cantastorie Marino Piazza, anzi “Piazza Marino, poeta contadino”, secondo una sua felice autodefinizione, nel trentennale della sua scomparsa. I cantastorie intervenuti a rendergli omaggio hanno inoltre ampiamente dimostrato l’attualità di questa antica professione artistico-popolare, in grado di rinnovarsi, nel rispetto della tradizione, e di proporsi con autorevolezza al pubblico del terzo millennio.
Considerato tra i “maestri” dei cantastorie novecenteschi attivi in Italia Settentrionale e Centrale, Marino Piazza (Bazzano, 1909-Bologna, 1993) – con l’imbonitore Oreste Biavati e il cantimbanco Giuseppe Ragni – è simbolicamente celebrato tra i protagonisti del mercato bolognese della “Piazzola” grazie a una targa-scultura, opera di Franco Armieri.
Fregiato del prestigioso titolo di “Trovatore d’Italia” nel 1970, Piazza iniziò come poeta-cantastorie a sedici anni seguendo le orme del poeta popolare modenese Emilio Uguzzoni, che si autodefiniva “Poeta della verità”.
Il successo incontrato nelle sue prime esibizioni lo convinse a intraprendere professionalmente l’attività che, nel corso degli anni, lo vide