Anita Garibaldi, una vita tra due mondi (*)
La vita di Ana Maria de Jesus Ribeiro da Silva, meglio nota come Anita Garibaldi, è durata solo ventotto anni, ma sembra contenerne cento. Nata in un paese lontano chiamato Laguna, e morta in una terra a noi vicina tra le paludi di Ravenna presso la foce del fiume Reno; e ne conservano il ricordo luoghi che portano il nome Anita e Porto Garibaldi.
– Anita Garibaldi, rivoluzionaria brasiliana, insieme al marito incarnò un ideale di libertà tanto in Italia quanto in America Latina. La prima parte della sua storia si apre a Laguna, in Brasile, dove nel 1835, appena quattordicenne, viene data in moglie a un calzolaio per salvare la famiglia dalla povertà. Quello è anche l’anno d’inizio della rivoluzione farroupilha, la guerra d’indipendenza che vede scontrarsi l’impero brasiliano e la borghesia locale: uno schema che nell’Ottocento sembra proporsi più e più volte, e non solo in Europa. Anita parteggia per gli insorti, il marito la lascia per unirsi all’esercito imperiale.
È la guerra a farle conoscere il nuovo compagno: Giuseppe Garibaldi, l’eroe dei due mondi. Lui non la lascerà mai per andare a combattere, e sarà piuttosto lei ad accompagnarlo su
Ad ogni “Era” il suo calendario. Cenni di storia
Da quando si è iniziato a calcolare il tempo, le datazioni , in Italia e nel mondo, hanno seguito calendari diversi. A lungo sotto la repubblica e poi l’Impero Romano gli anni furono contati “ab Urbe condita”, cioè a partire dalla fondazione della città, nel 753 a.C. Dal 46 a.C., poi, l’anno in cui Giulio Cesare fu pontefice massimo, la scansione dei mesi iniziò a seguire il calendario “giuliano”, basato sul ciclo delle stagioni.
Il conto degli anni che usiamo adesso, quello a partire dalla nascita di Cristo fu il monaco Dionigi il Piccolo, vissuto nel VI secolo, a inventare questo sistema per il mondo cristiano. Calcolò l’anno di nascita di Gesù in base alla morte di re Erode, da lui situata appunto 753 anni dopo la fondazione di Roma, e fece partire l’Era cristiana, divisa in 2 parti, indicate nelle date come d. C. cioè dopo Cristo, mentre gli anni precedenti, contati all’indietro, erano indicati come a. C. cioè avanti Cristo. Il calendario prese piede in tutta Europa, soprattutto grazie all’imperatore Carlo Magno, che lo diffuse nell’Impero Carolingio, ed
La misurazione del tempo, tra ora legale e ora solare. Cenni di storia
E anche quest’anno , all’ultima domenica di ottobre, abbiamo dovuto adeguarci al passaggio dall’”ora legale” (o sommariamente primaverile/estiva) all’”ora solare”( approssimativamente autunno/invernale) spostando all’indietro le lancette dei nostri orologi, a correzione del percorso inverso messo in atto il 28 marzo scorso. E’dal 1996 che tutti i paesi dell’Unione europea, più la Svizzera e i paesi dell’est Europa, adottano lo stesso calendario per l’ora legale, nonostante le polemiche di alcuni Stati membri. E non tutti sono d’accordo per mantenere questo sistema (adottato per motivi economici – si è detto – per sfruttare meglio le ore di luce solare), anzi si prevede che dall’anno prossimo molti Stati vorranno abolirlo. L’idea in realtà è antica e già applicata in passato in modi, tempi e luoghi diversi (1).
Ma ci pare opportuno per l’occasione rinfrescare la memoria su una storia molto interessante e forse poco conosciuta.
Storia della misurazione del tempo (Da Wikipedia, l’enciclopedia libera) (2)
Per migliaia di anni l’uomo ha utilizzato diversi strumenti per tenere traccia dello scorrere del tempo. L’attuale sistema sessagesimale per la misurazione del tempo viene datato fino al XXI secolo a.C., ad opera dei Sumeri.
Gli egizi dividevano il
7 ottobre 1571. La battaglia di Lepanto, evento storico
Lepanto: la croce contro la mezzaluna
Il 7 ottobre del 1571 si ebbe la più grande battaglia navale della storia moderna. Oltre 400 galere e 200mila uomini si affrontarono in una battaglia più “terrestre” che navale, in cui l’artiglieria europea ebbe la meglio sulla marina ottomana.
Questa settimana ricorrono i 450 anni dalla battaglia di Lepanto, il combattimento navale in cui la flotta della Lega santa e l’impero ottomano si scontrarono per il controllo del Mediterraneo. Entrambe le parti si erano combattute per più di un secolo, ma questo evento segnò la vittoria definitiva dei cristiani.
Dopo un primo periodo di guerra provocato dall’espansione islamica, nel VII e VIII secolo le tensioni tra le due religioni si erano attenuate, fino a che la proclamazione della prima crociata nel 1095 tornò a risvegliare il conflitto sopito. Negli anni convulsi che seguirono i cristiani fondarono numerosi regni e principati in molte zone dell’Oriente, riconquistando e perdendo diverse volte Gerusalemme. Una delle conquiste più note (e avvenuta in modo meno ortodosso) fu quella condotta da di Federico II nel 1229, che scelse di muoversi con gli strumenti della diplomazia, suscitando le ire del papa Gregorio IX.
Anche
2 giugno – Festa della Repubblica. Rinfreschiamo la memoria
Il 2 giugno 1946 è una data importante, decisiva per l’Italia , di quelle che segnano una svolta fondamentale per la storia di una Nazione. Quel giorno, infatti , 28 milioni di italiani furono chiamati alle urne, per un voto finalmente democratico e “universale” (donne comprese…), per scegliere tra Repubblica e Monarchia e per eleggere i 556 deputati dell’Assemblea Costituente, incaricata di redigere la nuova Costituzione.
Gli italiani, a maggioranza, scelsero la Repubblica , con 12.717.928 voti a favore (54,3%), contro i 10.769.284 che avevano espresso preferenza per la Monarchia (vigente dal 1860, con la dinastia dei Savoia). Voti nulli: 1.498.138
Per la prima volta ebbero diritto al voto anche le donne, grazie al Decreto legislativo luogotenenziale n. 23 dell’1 febbraio 1945 , quando l’Italia era ancora in parte occupata e in guerra, e la parte libera si era data un Governo provvisorio costituito dai partiti del Comitato di Liberazione Nazionale (CLN). Un decreto successivo, del 10 marzo 1946, in un’Italia già libera, concedeva alle donne anche la possibilità di essere elette, nell’Assemblea Costituente e nelle altre istituzioni. In quel primo importante Organo furono 21 le donne elette.
Il passaggio dalla Monarchia alla Repubblica non fu indolore. Al 2 giugno seguirono alcuni giorni frenetici di polemiche , tensioni tra Viminale (Ministero dell’Interno) e Quirinale
Due protagonisti delle piccole-grandi storie di provincia del primo Novecento
DUE COGNATI SOCIALISTI -Storie simili ma diverse –
-Testo di Giulio Reggiani e Dino Chiarini–
Facendo due passi nella storia (locale) ci siamo imbattuti in alcuni personaggi che hanno avuto gran peso negli avvenimenti a cavallo fra le due guerre mondiali; fra questi, due in particolare ci hanno incuriosito perché, oltre al fatto che hanno rappresentato degli esempi da seguire per tutti coloro che li conobbero, ancor oggi figurano come “simboli” di quegli ideali che non tramontano mai. Essendo legati pure da parentela, ci è piaciuto fare un parallelo fra loro; ne abbiamo sottolineato le vicissitudini e le carriere, ma soprattutto gli aspetti della loro personalità, compresi alcuni fatterelli che possono evidenziare più compiutamente il messaggio “etico” da loro trasmesso.
A tal riguardo, si può partire dicendo che erano entrambi “socialisti”, cioè appartenenti a quel filone politico che voleva inserire i progressi economici della “rivoluzione industriale” in una cornice più generale, cioè fondendoli con un miglioramento del tenore di vita rivolto pure alle fasce più umili e maggiormente disagiate.
Come abbiamo detto nel sottotitolo, sono due storie diverse che però hanno molte caratteristiche comuni: parliamo di due persone che hanno lasciato
Calamità ed epidemie di ieri e di oggi. Dalla peste del 1348 a Bologna e nel mondo
Le calamità naturali e le epidemie come fattore della storia. L’esempio della peste del 1348 a Bologna.
Articolo di Rolando Dondarini – Centro Internazionale di Didattica e del Patrimonio (DiPaSt) del Dipartimento di Scienze dell’Educazione dell’Università di Bologna
Epidemie, peste, Bologna, crisi del Trecento- Abstract–
Le epidemie e le pandemie segnano profondamente la storia umana inducendo oltre alle crisi di mortalità, atteggiamenti e comportamenti che hanno contribuito a far progredire i metodi di profilassi, isolamento e terapia e ad allestire sistemi sanitari sempre più efficaci. Le fonti spesso designano come pesti infezioni di diversa natura che pertanto vanno identificate attraverso notizie sui sintomi e sul decorso. Tra i contagi più letali, quelli della “peste” o “morte nera“. Quello che comparve in Europa nel 1348 ebbe effetti sconvolgenti su tutte le attività umane. Per Bologna fu particolarmente gravido di conseguenze negative a causa della confluenza di fattori avversi. Il nostro pianeta come l’intero universo è soggetto a cambiamenti continui, con sommovimenti e perturbazioni che si alternano
Accadde nel 1868 a Bologna.
Nel sito Storia e Memoria di Bologna è disponibile la pagina dedicata a
Gli scioperi dell’aprile 1868
Scoppia a Bologna uno sciopero generale degli esercenti e dei lavoratori contro l’esosa tassa di ricchezza mobile. E’ il primo di questo tipo e di questa portata in città. Il 14 aprile la maggioranza dei negozi resta chiusa. Gli operai e i muratori scendono in piazza. Il mercato rimane deserto. Le azioni di protesta sono organizzate dalle locali Società Operaia e Democratica. Testimoni raccontano che i dimostranti rompono a sassate i vetri del palazzo comunale e del caffè degli Stelloni. Nella notte vengono arrestati Paolo Bentivoglio, presidente della Società dei Compositori e Tipografi, assieme a Ermete Bordoni e Francesco Pais redattori del giornale democratico “L’Amico del Popolo”.
Il giorno successivo il tumulto continua: si grida contro Marco Minghetti e si inneggia a Giuseppe Garibaldi
Per conoscere Napoleone, in Rai Cultura e Rai Storia
Napoleone Bonaparte. A 200 anni dalla morte
In questo Speciale, realizzato in occasione del bicentenario della morte di Napoleone (5 maggio 1821 – 2021), Rai Cultura presenta, oltre alle indicazioni sulla programmazione televisiva di Rai Storia, una ricostruzione con articoli e gallerie e con il supporto di programmi e inchieste prodotti dalla Rai, della vita e delle imprese che lo hanno portato da semplice Generale dell’esercito a diventare Imperatore della Francia e protagonista assoluto della storia europea tra fine Settecento e inizi Ottocento. A seguire una sezione di approfondimenti su diverse tematiche (arte, letteratura, musica, cinema, filosofia) nelle quali è coinvolta la figura di Napoleone Bonaparte.
Inoltre, sarà presente un ciclo di dibattiti, organizzato dall’Istituto francese di Firenze, sull’eredità napoleonica in Francia e in Italia, articolato su quattro temi: pianificazione territoriale, amministrazione, economia e salute, a partire dal 5 maggio 2021, fino al 26 maggio 2021.
https://www.raicultura.it/speciali/napoleonebonaparte/?fbclid=IwAR1WdFlNUjU1IxfcDAK5G8u5w_Z6tMFZ9r-4I4ip9KsUlCQq5Khd5d_9TSg
Inoltre
1796-1814 Napoleone, Bologna e l’Italia
1796 – 1814: Napoleone in Italia – 18 anni che hanno rivoluzionato il Paese (nel bene e nel male. Lo ricordiamo a 200 anni dalla morte)
1796 – DA PARIGI A BOLOGNA*
Quello che stiamo per raccontare fu un periodo davvero speciale per la storia locale, come per quella bolognese e nazionale, e fu vissuto sotto l’impronta della volontà di un uomo, Napoleone Bonaparte, venuto dalla Francia alla testa di un esercito mandato dal nuovo governo post-Rivoluzione, detto del “Direttorio”.
Va premesso, che dopo 6 anni dallo scoppio della Rivoluzione, nel 1795 a Parigi la borghesia moderata aveva preso il sopravvento nella “Convenzione” francese, sconfiggendo i più estremisti “giacobini”. I nuovi ricchi avevano rialzato la testa, si erano riaperti i salotti, erano riprese le feste e la voglia di divertirsi e di vivere, dopo tanti bagni di sangue e il periodo del “Terrore” instaurato da Robespierre. Ma la ghigliottina aveva continuato a lavorare, solo che, invece di tagliare le teste di nobili e clero, tagliava quelle di “giacobini” e “sanculotti”……
Approvata una nuova Costituzione nel 1795, anno IV della Repubblica, gli eserciti delle monarchie europee premevano sui confini della Francia, le casse del Tesoro erano vuote, le entrate pubbliche erano nulle perché nessuno pagava le tasse , e gli “assignat” (precursori degli assegni… a vuoto) inventati in precedenza come nuova forma di prestito pubblico,