Sicuramente non è dovuto al caso il fatto che ben 5 delle 6 Partecipanze emiliane presenti e attive ancora oggi, si trovino tutte in un’ area a sinistra del Reno, attuale e “vecchio”, della Samoggia “vecchia” e intorno agli antichi alvei del Panaro, del suo affluente Muzza e di altri “rii ” e “flumicelli” ad essi collegati.
L’origine delle Partecipanze emiliane non è quindi tanto attribuibile (come si continua a raccontare, per tradizione popolare antica) ai lasciti di terreni della Contessa Matilde di Canossa, defunta nel 1115 (proprietaria per un certo tempo di queste e di ben altre e più vaste terre, in Emilia e in altre regioni), quanto piuttosto alle caratteristiche naturali del territorio , alle esigenze della bonificazione e colonizzazione, e alle antiche consuetudini instaurate, prima ancora della presenza della contessa, dai Monasteri, in primo luogo quello di
Nonantola, e dai Vescovi e “Signori” proprietari, di dare in affitto a particolari
condizioni i terreni paludosi , vallivi, boschivi e incolti di queste
zone , agli “huomini”, o capifamiglia, delle rispettive località ,
perchè li rendessero coltivabili e fruttiferi.
Si trova citazione di un documento del 1017 in cui si legge che il marchese Bonifacio di Toscana (padre di Matilde di Canossa) donò