Per ricordare Leonardo a 500 anni dalla morte

Oggi verranno emessi dal Mise quattro francobolli commemorativi di Leonardo con una tiratura di trecentomila esemplari di fogli, pari a 1,2 milioni di francobolli. I quattro francobolli, racchiusi all’interno di un foglio, riproducono ciascuno un’opera di Leonardo: il primo è un particolare degli “Studi di proporzioni del volto e dell’occhio”; il secondo è dedicato all’Adorazione dei Magi; il terzo è il “Ritratto di musico” e il quarto la “Testa di fanciulla” detta anche “La Scapiliata”. Sullo sfondo del foglio è riprodotta una pagina del Codice Arundel, custodito alla British Library di Londra. L’annullo speciale nel primo giorno di emissione è disponibile presso l’Ufficio postale Roma 47 e presso l’ufficio postale della Galleria degli Uffizi.
Leonardo in Romagna nel 1502
** Nell’occasione riportiamo uno stralcio da biografia di Leonardo relative al suo soggiorno in alcune località della Romagna
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Per Leonardo da Vinci, una mostra e un convegno a Finale

Domenica 12 maggio 2019 , Finale Emilia Biblioteca Comunale Giuseppe Pederiali, Viale della Rinascita 6,
Presentazione e apertura della mostra
Dalle porte vinciane di Leonardo (1500) all’origine della bonifica moderna (1919-1934)
Le Terre, le Maestranze, i Mestieri, il Lavoro, le Opere
Immagini provenienti dall’Archivio fotografico del Consorzio di Bonifica Cavamento Palata che operò nel territorio compreso fra il fiume Panaro e il torrente Samoggia dal 1929 al 1963
a cura di Carla Zampighi del Consorzio della Bonifica Burana
Domenica 12 maggio 2019 dalle 15 alle 18,30 Finale Emilia – MAF Multi Area FinaleseViale della Rinascita 6
Convegno : Acque, canali e porte vinciane 
Per Edmondo Solmi nel V Centenario della morte di Leonardo da Vinci
Moderatore: Alessandro Braida , Giornalista, Saluti di  Gianluca Borgatti Assessore alla Cultura, Francesco Vincenzi Presidente del Consorzio della Bonifica Burana
Giovanni Paltrinieri Studioso della misura del tempo
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Festa del 1° Maggio. Cenni di storia

Il 1° maggio è il giorno della Festa nazionale dei lavoratori, detta anche Festa del lavoro. E’ celebrata ogni anno per ricordare l’impegno del movimento sindacale e le conquiste raggiunte in campo economico e sociale dai lavoratori.
In particolare, si vuol ricordare e onorare le battaglie operaie sostenute a partire dalla metà del secolo 1800, per la conquista di un diritto ben preciso: l’orario di lavoro quotidiano fissato in otto ore, una rivendicazione che fu alla base di tante manifestazioni in varie parti del mondo, dagli USA al Canada, all’Inghilterra e poi al resto d’Europa, e pure in Australia.
Tali battaglie portarono alla promulgazione di una prima legge che fu approvata nel 1866 nell’Illinois (USA). La Prima Internazionale richiese poi che legislazioni simili fossero approvate anche in Europa.
Il 1° maggio come data per una Festa di tutti i lavoratorifu proposta il 20 luglio 1889, a Parigi. A lanciare l’idea fu il congresso della Seconda Internazionale, organizzazione che aveva lo scopo di coordinare i sindacati e i partiti operai e socialisti europei, riunita in quei giorni nella capitale francese : “Una grande manifestazione sarà organizzata per una data stabilita, in modo che simultaneamente in tutti i paesi e in tutte le città, nello stesso giorno, i lavoratori chiederanno alle pubbliche autorità di ridurre per legge la giornata lavorativa a otto ore e di mandare ad effetto le altre risoluzioni del Congresso di Parigi“.

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21-27 aprile 1945. Bologna e tutto il Nord Italia finalmente liberati

Il 25 aprile è la data ufficiale in cui si celebra la festa nazionale per tutta l’Italia della Liberazione dagli occupanti tedeschi nazisti e dai loro alleati fascisti della Repubblica di Salò. Ma Bologna festeggia la “sua” Liberazione il 21 aprile, perché in quel giorno vide entrare le prime truppe degli eserciti Alleati liberatori insieme alle formazioni di partigiani. Seguì poi nei giorni successivi, fino al 27, la liberazione di tutto il Nord Italia, culminata con la cattura di Mussolini in fuga, presso Como, e la sua fucilazione, il 28 aprile.
La liberazione dell’Italia, ovviamente, non avvenne in un giorno, ma fu il punto di arrivo di lotte lunghe e dolorose che iniziarono con lo sbarco delle prime truppe angloamericane in Sicilia il 10 luglio 1943, il crollo del regime fascista il 25 luglio, l’arresto del Duce Benito Mussolini (poi “liberato” dai tedeschi e portato a Berlino), l’armistizio dell’8 settembre che mise l’Italia in balia dell’occupazione tedesca, mentre le truppe angloamericane avanzavano faticosamente dal Sud. Gli ultimi mesi di quell’anno videro l’Italia divisa in due, con l’istituzione a Salò della Repubblica Sociale Italiana e un governo-fantoccio presieduto da un Mussolini subordinato a Hitler, tra il novembre 1943 e l’aprile 1945, mentre si attivavano le prime Brigate di Resistenza partigiane nel Centro e Nord Italia.

Il 1944 fu un anno di guerra durissima, che mieté tante vittime tra i combattenti partigiani Leggi Tutto

Storia del “bolognino”

Nel sito Storia e Memoria di Bologna è ora presente un approfondimento dedicato ad un conio e un punzone della Zecca felsinea.
Quando nel 1861 venne sospesa l’attività di coniazione della zecca di Bologna i conii e i punzoni per la fabbricazione delle monete e delle medaglie furono consegnati al Museo Civico Archeologico di Bologna, dove sono tuttora conservati. Il conio serviva per realizzare il rovescio del mezzo scudo da 50 bolognini, emesso dalla zecca di Bologna per il papa Pio VI (1775-1799). La figura di San Petronio, con mitra e pastorale, seduto a destra sulle nubi, nell’atto di benedire la città di Bologna, simboleggiata dalle due torri, è accompagnata dalla legenda S. PETRONIVS BONONIAE PROT (San Petronio protettore di Bologna). Sotto le nubi sono visibili gli stemmi di Bologna sormontato dalla testa leonina e del cardinale Legato Ignazio Boncompagni sormontato dal cappello cardinalizio.
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Cogliamo l’occasione per un breve riassunto della storia della coniazione di monete alla Zecca di Bologna, a cominciare dal famoso bolognino”.
Bologna ottenne dall’imperatore Enrico VI la concessione di battere moneta nel 1191. Prima di quella data vi circolavano denari milanesi e pavesi sostituiti poi da quelli di Verona e di Venezia ed infine dai denari di Lucca e da quelli imperiali di Milano.

Dopo essersi organizzata in forma comunale, aver assunto e coltivato il suo spirito civico e di appartenenza, aver sostenuto il duro Leggi Tutto

Per conoscere Imola, tra Ottocento e Novecento

Nel sito Storia e Memoria di Bologna è disponibile l’approfondimento
Imola tra Otto e Novecento | 1874-1928
Una introduzione al secondo centro urbano della provincia dopo Bologna. Luoghi, eventi, opere, documenti e biografie disponibili cliccando qui
https://www.storiaememoriadibologna.it/imola-615-luogo
“Il Comune viene così viene descritto nel volume “Provincia di Bologna, collana Geografia dell’Italia”, Torino, Unione tipografico editrice, 1900: Il territorio di questo Comune, capoluogo del circondario e del mandamento omonimo, occupa una vasta zona parte in piano e parte in colle, attraversata dalla via Emilia. Il Comune è assai frazionato, essendo tutto il territorio circostante alla città e la collina in particolar modo, sparso di ville, di piccoli paesi, di gruppi di cascinali e fattorie formanti frazioni ben distinte. – Imola, frazione principale e capoluogo del Comune, 33 chilometri a sud-est di Bologna, in pianura e a 47 metri di altezza sul mare, è una città d’oltre 10.000 abitanti, attraversata dalla via Emilia, che la divide in due parti pressochè uguali, formandone anche la maggiore arteria della vita cittadina. Imola ha in pianta figura quadrilunga, divisa da tre strade Leggi Tutto

Federico IV di Danimarca, la religione, le donne e una notte a Malalbergo

Una storia quasi da cronaca rosa del 1700, raccontata da Dino Chiarini

Federico di Oldemburg, era figlio del re di Danimarca e Norvegia, Cristiano V. Nato a Copenaghen l’11 ottobre 1671, alla morte del padre, avvenuta nel 1699, salì al trono col nome di Federico IV. Nel 1691, durante una visita alla città di Lucca, l’allora principe conobbe una bella e nobile ragazza del luogo: Maria Maddalena Trenta. Tra i due scoccò il classico colpo di fulmine e s’innamorarono perdutamente, tanto che Maddalena, promessa sposa a un nobile italiano, ruppe il fidanzamento. Tra i due novelli innamorati, tuttavia c’era un ostacolo piuttosto grande da superare, poiché Federico professava la religione luterana, mentre Maria Maddalena era fermamente cattolica.
Tornato in patria, alla morte del padre Federico divenne re e non avendo mai dimenticato quella ragazza lucchese, iniziò a mandarle dei bellissimi regali, nella speranza che ella si convertisse al protestantesimo. Maria Maddalena però non accettò di cambiare religione, anzi si ritirò nel monastero di Santa Maria Maddalena de’ Pazzi a Firenze, come suora di clausura col nome di Maria Maddalena Teresa di S. Giuseppe, rispedendo i regali al mittente, dicendogli che ella aveva scelto un altro “sposo”, Gesù Cristo e per confermare tutto questo gli inviò un crocefisso. Nonostante
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Storia di Reggio nel Ducato Austro estense, in mostra

23 marzo 2019, ore 10,30 Archivio di Stato di Modena
Inaugurazione e visita guidata della mostra “Reggio nel ducato Austro- Estense. 1814- 1859” a cura di Alberto Palladini
Frammenti di vita politica, sociale e civile della comunità reggiana dalle carte dell’Archivio di Stato di Modena, a cura di Alberto Palladini.
La mostra, allestita presso la Sala Ovale e la Sala Biblioteca dell’Archivio di Stato di Modena, è dedicata alla città di Reggio Emilia in occasione dei 160 anni dalla fine della dominazione estense, in parallelo con la giornata di studi ” Dal Ducato estense all’Italia postunitaria. Società, cultura e territorio a Reggio Emilia” organizzata sabato 16 marzo 2019 a partire dalle ore 9.00 dalla Biblioteca comunale A. Panizzi di Reggio Emilia e Antiche Porte Editrice.
L’esposizione, aperta fino al 27 luglio, offre una vasta selezione di materiale archivistico prodotto dagli organi di governo del Ducato austro-estense e conservato presso il nostro Istituto. In particolare i documenti provengono dai fondi della Segreteria di Gabinetto, dell’Economato della Real Casa, del Ministero di Pubblica Economia ed Istruzione, del fondo Alta Polizia e del Ministero degli Affari Esteri. Sono esposte anche alcune mappe del Genio Militare e del Mappario Campori.

Per l’occasione è Leggi Tutto

Le foibe e gli esuli istriani e dalmati. Dove, quando e perchè.

– Si ricorda il 10 febbraio, e in questi giorni se ne parla, su giornali e tv e in varie iniziative di commemorazione. Ma fu una tragedia  pianificata e di lunga durata. Riproponiamo quindi l’articolo scritto un anno fa –
Segnaliamo alcuni testi e fonti
1- Le foibe (con Raoul Pupo , di Pierluigi Tiriticco) su Raistoria, a cura di Massimo Bernardini
Settembre 1943 – Febbraio 1947: il calvario degli italiani di Istria e Dalmazia, uccisi a migliaia dalle truppe comuniste di Tito nelle cavità carsiche: le foibe. Una tragedia ripercorsa, nel Giorno del ricordo” (10 febbraio), dal professor Raoul Pupo raccontando non solo la storia delle deportazioni e delle stragi, ma anche il dramma di centinaia di migliaia di esuli costretti a lasciare le terre dei propri padri.
Comincia tutto all’indomani dell’armistizio dell’8 settembre: la penisola istriana finisce sotto il controllo del Movimento di Liberazione jugoslavo guidato da Tito.
In un mese le foibe si riempiono dei corpi di almeno 500 italiani. Diventeranno alcune migliaia al termine della seconda guerra mondiale, quando gli jugoslavi occupano la Venezia Giulia e cominciano le deportazioni. Nel 1947, poi, il Trattato di Pace di Parigi impone il passaggio di Zara, Fiume e di gran parte dell’Istria alla Jugoslavia. È l’inizio di un esodo doloroso per circa 300 mila italiani.

Su tutto, però, cala il silenzio. Fino agli anni ’90, con la caduta Leggi Tutto

Manifesti bolognesi per Grande Guerra, collezione on line

Manifesti Bolognesi Grande Guerra
La collezione è costituita da manifesti stampati e affissi a Bologna dal febbraio 1915 all’agosto 1918, relativi in modo specifico alla Prima Guerra Mondiale.
I manifesti provengono dall’Ufficio di Polizia Municipale che, curando le pubbliche affissioni, selezionava quelli attinenti alla Guerra e ne tratteneva una copia, destinandola al Museo, incaricato di raccogliere testimonianze del conflitto in corso attraverso la raccolta di ogni possibile documento a stampa.
La donazione venne effettuata in tre riprese: nel 1915, nel 1918 e nel 1920.
Trattandosi di una raccolta di documenti effettuata “alla fonte”, è quasi completa.
Facevano parte della donazione anche alcuni manifesti illustrati relativi al Prestito Nazionale, che sono stati riuniti insieme ad altri analoghi ma di provenienza diversa per costituire una collezione a sé stante, consultabile a questo link
https://www.storiaememoriadibologna.it/prima-guerra-mondial/collezioni-digitali/manifesti-bolognesi-grande-guerra/