La pianura del Reno com’era, com’è, come potrebbe diventare. Walther Vignoli

Finchè la mano dell’uomo non è intervenuta, la pianura bolognese era un insieme a macchia di leopardo di foreste planiziali ed acquitrini alimentati dai corsi d’acqua appenninici.
L’uomo sfruttava l’acqua per pescare ma anche per i suoi spostamenti, navigando.

Ha poi gradualmente trasformato quell’ambiente per adattarlo alle proprie esigenze: prelevare legname da costruzione o da ardere, raccogliere erbe palustri ed altri vegetali, cacciare, pascolare, disboscare per ricavare spiazzi da coltivare, controllare le acque, sia per difendere i campi come per ricavarne dei nuovi col metodo delle casse di colmata, consistenti in ampie aree arginate dove far defluire le acque torbide durante le piene, avendo il duplice effetto di evitare esondazioni ed alzare i terreni per decantazione.

Con la colonizzazione romana, a partire dal II secolo a.c.,  gli interventi sono diventati sistematici e razionali, si sono scavati canali, arginati corsi d’acqua, creata una rete di strade.
E’ nata così una delle più antiche ed illustri scuole di idraulica, capace di mantenere uno straordinario equilibrio delle acque, avendo disponibili pochi metri di dislivello sul mare per regolare il flusso discontinuo di arrivo delle acque ed ottimizzarne il loro utilizzo: per l’irrigazione, per la navigazione, per azionare ruote idrauliche ecc.
A partire dal XII’ secolo d.c. gli amministratori di Bologna, con lucida lungimiranza, seppero Leggi Tutto

C’era una volta…” La navigazione sul Reno”. Franco Ardizzoni

La navigazione sul Reno nel Medioevo.
Saggio di Franco Ardizzoni in “al sÃs” , rivista periodica edita dal Gruppo di Studi “10 righe” e dal Comune di Sasso Marconi. n. 10 /2004
Dove e quando
Un diploma di Berengario I
re d’Italia, databile fra l’anno 898 ed il 905 (IX-X secolo)
concede al vescovo ed alla Chiesa di Bologna il porto delle navi sul
Reno presso il mercato della Selva Piscariola (1)
Dove si trovasse esattamente questo porto sul Reno – scrive Ivan Pini-  e il
mercato della selva Piscariola, non è possibile stabilirlo con
esattezza così come non è neppure da escludere a priori
che il porto ed il mercato fossero localizzati in sedi diverse.
Comunque si può fare solo l’ipotesi che il porto in
questione (ed eventualmente il mercato) si trovassero al
limite della navigabilità  del fiume Reno
, cioè poco
a nord del ponte della via Emilia (2)
Ma questo approdo di
navi, dice Alfeo Giacomelli, più che l’indice di
navigabilità  del
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Convegno “L’acqua un bene da salvare”. Relazione di Ferruccio Melloni

 

Stato di avanzamento della pianificazione della messa in sicurezza dei corsi d’acqua del Bacino del Reno”

Sintesi della relazione del dott. Ferruccio Melloni
Segretario generale dell’Autorità di Bacino del Reno

Atti del Convegno “L’acqua un bene da salvare”. 29/04/2005
 Villa Smeraldi S. Marino di Bentivoglio

“Il tema è specifico; e questo presuppone una brevissima illustrazione delle tematiche della pianificazione di bacino e del suo sviluppo specifico nel bacino del Reno.
L’esigenza di pianificazione di bacino nasce dalla legge 183 del 1989, per la difesa del suolo, che, tra l’altro prevede l’istituzione delle Autorità di Bacino come organi di Pianificazione e di Programmazione , sostanzialmente scindendo queste funzioni da quelle di Attuazione e Gestione degli interventi, con una intuizione felice, dal mio punto di vista, perchè l’esperienza mi porta a dire che se si mescola la pianificazione e la gestione, il rischio è che prevalgono le esigenze di gestione e la pianificazione passa in secondo ordine, e nella logica della doppia competenza si venga travolti tutti dalla gestione.

L’avere un compito di pianificazione specifico ha consentito a tutti di arrivare con un quadro organico in materia di assetto idrogeologico e quindi di assetto dei corsi d’acqua e dei versanti; quadro che è già stato approntato in particolare Leggi Tutto

“Reno”. Un nome che piace. Ricerca semiseria di tutte le intitolazioni che lo comprendono. Magda Barbieri

Trovandoci a portare nella denominazione della nostra Associazione culturale il nome del  Reno, il fiume più importante della nostra Regione,  che bagna le  tre Province di Bologna, Ferrara e Ravenna, portando, nei suoi alvei antichi e recenti, secoli di storia delle nostre comunità , ci siamo voluti divertire un po’ a cercare tutte le intitolazioni o denominazioni di luoghi , Enti, Associazioni, gruppi,  edifici o cose di ogni genere che comprendano o facciano riferimento al nome “Reno”. E ne abbiamo trovate tante.
Cominciamo ovviamente dalle denominazioni storiche , attribuite in secoli medievali ai paesi che si trovavano (e si trovano tuttora) presso il corso del fiume  ( o ramo di esso poi abbandonato).

  • Casalecchio di Reno (Comune in provincia di Bologna)
  • Calderara di Reno (idem come sopra. Nel suo ambito c’è la parrocchia di S. Vitale di Reno, dal sec. XIII, con  chiesa )
  • Trebbo di Reno  (frazione di Castel Maggiore (Bo)
  • Volta Reno (frazione di Argelato (Bo), presso un’ansa tagliata nel 1884-87, (noto anche, nella voce popolare, come “San Dunèn” in dialetto , dalla locale chiesa dedicata a S. Donino”)
  • Reno Centese (in dialetto “Règn zintèis, frazione di Cento (Ferrara), su un alveo antico e dismesso, diretto al Panaro)
  • Reno Finalese (in comune di Finale Emilia (Modena), su un alveo antico e dismesso collegato al Panaro, come sopra)
  • Renazzo  ( “Arnàzz”, altra frazione di Cento, su paleoalveo di secoli altomedievali)
  • Corporeno (“corp ed Regn”,idem come sopra)
  • Poggio Renatico (“al Pùz”, in prov. di Ferrara; anticamente Poggio Rognatico, dal nome di località  vicina, adattato in secoli più¹ recenti in “Renatico” perchè¨ suonava meglio e  si associava al nome del fiume…).
  • Lama di Reno (in Comune di Marzabotto, con via omonima, e altra via denominata Berleda).

Dal fiume, sempre molto anticamente, intorno al secolo XII, ha poi preso il nome il Canale di Reno , appositamente scavato e collegato con Aposa e Navile , per portare l’acqua a Bologna, un po’ troppo distante per le crescenti esigenze idriche di una città che diventava sempre più¹ importante. La  strada ora detta “Porrettana“, tra Bologna e Pistoia, a lungo fu chiamata “Renana”, poichè in molti tratti  costeggiava il fiume .

Ai nomi dei fiumi locali si ispirò Napoleone, quando nel 1796 piombò² in Italia per conquistarla, cominciando, ovviamente, da nord; nella complicata e mutevole ripartizione territoriale da lui ideata Leggi Tutto

Ma se non piove… sono guai

Articolo scritto 10 anni fa, ma sembra scritto oggi, perchè la situazione è la stessa.
“Allarme   per il Po.  A secco i bacini idrici della Romagna e la valle del Reno

da  “ Il Fatto Quotidiano” Emilia Romagna -|17 gennaio 2012
La scarsità  di piogge prosegue dopo
il “secco” autunno 2011. Coldiretti: “Nella
zona di Parma il livello del fiume è paragonabile al periodo
estivo”. Le tabelle e i bollettini di Arpa Emilia Romagna
confermano che a breve non si prevedono grosse precipitazioni.
‘L’Emilia Romagna e il Po rischiano
di rimanere a secco per l’allarme siccità  che è scattato dopo un
2011 con piogge ai minimi storici. E’ quanto emerge dall’analisi
Coldiretti, basata su dati Isac-Cnr, che ha classificato il 2011 al
terzo posto tra gli anni più caldi degli ultimi 2 secoli. Il
risultato più evidente – sottolinea la Coldiretti – è una magra
straordinaria nel fiume Po. Dopo la mancanza di
precipitazioni che ha caratterizzato l’autunno
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Panfilia, dalla rotta di Reno al bosco. Cenni di storia. Franco Ardizzoni

Cominciare dal Bosco per parlare della Panfilia è come iniziare un discorso
dalla fine. Ma d’altra parte è proprio necessario partire dal
Bosco poiché è l’ultimo riferimento ancora vivente che
porta questo nome. Infatti il bosco ha preso il nome
dalla famosa e disastrosa rotta del fiume Reno avvenuta il 19 marzo 1751
nei pressi del palazzo dei Panfili, che causò enormi danni a tutta
la campagna esposta ad est del fiume modificando completamente la
rete di strade e canali. Inoltre causò il crollo del castello
di San Venanzio (già  dei Piatesi)
e della chiesa
parrocchiale attigua
costringendo il parroco a trasferire le funzioni
nella attuale posizione della chiesa parrocchiale, che a quel tempo
era un piccolo oratorio di proprietà privata. Quella fu l’ultima
di una serie di rotte avvenute in quel punto e che convinse
finalmente la Sacra Congregazione delle Acque a decidere la
deviazione del fiume Reno verso
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Il “Porto” di Malalbergo. Giulio Reggiani

Non si conosce con precisione l’anno
di costruzione della Chiusa di Casalecchio, forse
l’opera idraulica più¹ importante della città di Bologna in
epoca medioevale, ma la si può collocare con certezza verso la fine
del XII secolo (1); il progetto globale dei Ramisani, però,
presupponeva, oltre al percorso fluviale cittadino,
anche un successivo prolungamento verso nord, ma soltanto per un
tratto di pianura, pur se abbastanza consistente, cioè fino al
limitare delle persistenti zone vallive attigue al Reno (2).
Questa idea fu quindi conseguentemente attuata ed ampliata dal
Senato Bolognese negli anni successivi; infatti durante ben
due secoli, il Duecento ed il Trecento, i lavori di
allungamento del Canal Naviglio, tendenti ad una
cosiddetta “via d’acqua unica” verso Ferrara,
portarono ad una stabilità di comunicazioni mercantili fra le due
città: già nel 1271 era possibile la navigazione interna fra
Bologna e Venezia, come dimostra il passaggio in quell’anno delle
truppe
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