
L’alluvione in Emilia-Romagna e le colpe di nutrie, istrici e capri espiatori.
Articolo di Luca Angelini. Osservazioni da Altreconomia, Ispra.
Ad ogni alluvione in Pianura Padana e dintorni, il dito torna a puntarsi (anche) contro le nutrie, i roditori importati dal Sudamerica per produrre pellicce di «castorino» e poi lasciate libere quando, negli anni 70 e 80 del secolo scorso, quel mercato aveva smesso di tirare. Con le loro tane indeboliscono gli argini, e la pressione dell’acqua, per fenomeni meteo esasperati dai cambiamenti climatici, fa il resto. Con risultati devastanti.
Ora, che il proliferare delle nutrie faccia danni è indubbio, tanto che, a fine 2021, è stato varato un Piano nazionale di contenimento. E forse è anche vero, come ha denunciato qualche sindaco dei paesi colpiti dalla recente alluvione in Emilia-Romagna — dove in queste ore è, di nuovo, allerta rossa per il maltempo — adesso ci si sono messi pure gli istrici, che scavano tane ancora più grosse. Ma il professor Paolo Pileri, ordinario di Pianificazione territoriale e ambientale al Politecnico di Milano (tra i suoi libri, L’intelligenza del suolo), che da anni si batte contro la cementificazione, dietro nutrie ed istrici vede fare capolino un altro animale dagli effetti particolarmente