Energie rinnovabili: si può e si deve produrle anche in Italia. Note sul Convegno

E’ stata un’ottima occasione per saperne di più sul tema delle bioenergie , prodotte da colture agricole o da biomasse; tema al centro del Convegno “Dall’agricoltura l’energia rinnovabile che si è tenuto l’altra sera (27-1-2006) a Villa Smeraldi-Museo della civiltà contadina di S. Marino di Bentivoglio, davanti ad un pubblico numeroso, attento e partecipe.
Convegno organizzato dal nostro Gruppo di Studi pianura del Reno e dall’Istituzione Villa Smeraldi, sulla spinta del comune desiderio, espresso in apertura dai rispettivi presidenti Magda Barbieri e Valerio Gualandi , di trovare nuove strade e nuove prospettive per dare un futuro ad una “civiltà contadina” che in questa sede conserva le memorie del suo passato, e che ora deve saper  superare, ancora una volta, un momento di crisi e rispondere alle esigenze del proprio tempo.
E mai come in questi giorni è apparsa chiara e forte l’esigenza di trovare proprio nel mondo agricolo le risposte alla necessità impellente di produrre fonti di energia rinnovabile , per contribuire a  fronteggiare la debolezza del nostro attuale sistema di approvvigionamento energetico.
Tutti i relatori, pur non nascondendo le difficoltà tecniche ed economiche che ancora Leggi Tutto

I Caduti di Crevalcore nella Guerra 1915-1918. Paolo Antolini

Per chi si occupa di ricerche legate alla Grande Guerra, è quasi un obbligo cominciare dal monumento ai caduti che si trova spesso nella piazza principale di ogni paese o città d’Italia perché nel suo marmo sono riportati i nomi dei soldati morti sui vari fronti diguerra: così è stato fatto per Crevalcore. Grazie al lavoro di digitalizzazione di gran parte dei documenti depositati presso il Museo Civico del Risorgimento di Bologna, in particolare delle notizie riportate nel volume ” I morti della Provincia di Bologna nella guerra 1915-1918 “ ai nomi abbiamo potuto affiancare grado, reggimento di appartenenza, data e luogo di morte; la ricerca nel database è stata impostata utilizzando la parola chiave “dimorante a Crevalcore” che ha dato un elenco di 228 nomi di soldati deceduti per cause riconosciute di guerra, mentre l’opuscolo che nel 1924 Crevalcore dedicò ai suoi caduti ne riporta 247; non deve stupire perché nella pubblicazione comunale sono elencati i soldati deceduti per malattie
sino al 1924, mentre il volume si ferma al 1920.

Il piano generale di guerra stilato dal nostro Comando Supremo, prevedeva azioni diverse per le varie Armate a seconda del luogo di dislocamento delle stesse: nelle Alpi la 1 Armata doveva stare sulla difensiva, sugli Altipiani Trentini bisognava operare solo per piccole rettifiche Leggi Tutto

Alcune poesie (in italiano) premiate al Concorso di Pieve di Cento

Concorso
letterario nazionale Le quattro porte organizzato dal Laboratorio di ricerca culturale di Pieve di Cento
10.a edizione .2007

– 1.a poesia classificata,  di Lida De Polzer – Varese
Forse”

Pareva fino a ieri
un inverno per sempre, sconsolato
figlio del ghiaccio e della pioggia, e luce
pareva non avere altro che grigia
ed ore lunghe, e giorni rintanati
e nebbia, nebbia a seppellirci il cuore.

Ma stamane due gazze son volate
sui rami di un’antenna, e lungamente
si guardavano fitto, in un silenzio
che quasi profumava, e intanto il sole
si affacciava al balcone delle nubi

e l’inverno mi è parso avere un sogno
di nidi caldi , e tenerezze d’erba
sui prati scabri, e forse un’improvvisa
suggestione di gioia l’ha sfiorato
mentre burberamente richiudeva
il sole nelle nubi, e per un attimo
gli è scivolata morbida sul cuore
la seta di una piccola voglia di primavera .

– 2.a poesia classificata,   di Paolo Sangiovanni – Roma

“Il nostro Novecento”

Ieri ho intravisto il cieco che vendeva
pannocchie lesse all’angolo di via
Taverna Penta nel quarantatre.

Ci siamo riscoperti sbigottiti.
Meravigliati entrambi di trovarci
ancora qua a combattere,accaniti.

Chini sui nostri pezzi in punteria.

Eppure persi.Come il passeggero
senza biglietto che tenta la fuga
ma ha le gambe invischiate nella molle
fanghiglia ambigua dell’eternità.

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Le radici cristiane d’Europa e le radici turche del Cristianesimo. Magda Barbieri

Si è parlato tanto in questi ultimi tempi delle “radici cristiane ” dell’Europa e l’argomento torna sempre attuale , specie tra chi si oppone all’ingresso della Turchia nell’ Unione Europea, in nome di una presunta difesa del Cristianesimo, della ” nostra storia” e della “nostra civiltà ” che sarebbe troppo diversa e distante da quella della Turchia. C’è anche chi obbietta che le radici dell’Europa unita  risalgono in realtà  a prima di Cristo, e al  pagano Impero Romano,  che ha diffuso la sua cultura, arte, lingua,  scritti,  strade, acquedotti, templi, terme e altro, in Europa e nord Africa. Ma quasi nessuno ricorda le radici turche e mediorientali della  religione cristiana.
Eppure il primo e fondamentale teologo del Nuovo Testamento è stato il turco Paolo (o Sha’ul ), ebreo nato e vissuto a lungo a Tarso, cittadina dell’antica regione di Cilicia , parte dell’odierna Turchia. Le sue Lettere, che ancora oggi ogni domenica vengono lette all’altare, furono scritte da località turche (Antiochia, Efeso..) e dirette alle prime comunità cristiane da lui fondate in particolare nell‘Asia minore-Turchia, oltre che in Grecia (
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Il Risorgimento di casa nostra. Il caso di Castello d’Argile

IL RISORGIMENTO DI CASA NOSTRA. Quel che accadde a Castello d’Argile
Ricerca di Magda Barbieri
Gli eventi preparatori, dal 1848 al 1860
Gli abitanti di Castello d’Argile, a quel tempo in gran parte analfabeti
e poco informati delle vicende politiche nazionali, inizialmente non
compresero le motivazioni della
causa italiana che nel 1848 stava animando molte parti d’Italia, sotto la spinta ideale e politica di Mazzini, Garibaldi, Cavour e l’appoggio militare del Regno di Sardegna.
Tanto che un gruppo di contadini cacciò in malo modo il padre barnabita di Cento,
Ugo Bassi,
patriota attivo sostenitore della lotta per l’Unità d’Italia, quando venne in Argile ad animare i pochi disposti ad ascoltarlo.
Gli argilesi mostrarono consenso solo quando 
Pio
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Come nel 1500 e 1600, la terra ha tremato ancora a Bologna, Ferrara e nel Modenese

Il terremoto del 20 maggio 2012 evidentemente non bastava a dare sfogo alla spinta furiosa degli strati geologici che apparentemente stavano in letargo sotto la pianura tra Reno e Panaro e che si erano improvvisamente risvegliati alle 4,4 di quella mattina di domenica. Ed ecco che la mattina di 9 giorni dopo, 29 maggio alle ore 9,
un’altra spinta violenta ha scosso la terra quasi nelle stessa area,
spingendosi solo un po’ più a nord- ovest e allargando la sua
sfera di influenza, facendosi sentire in tutto il nord Italia, fino a Milano e oltre ( Vedi alcune foto e mappe  nella nostra Galleria fotografica, in barra verde in alto). Oltre ai comuni già  duramente colpiti dal sisma nell’area

modenese-ferrarese bolognese
, la furia della terra ha travolto con particolare intensità  anche i
comuni di
Cavezzo, Mirandola, Medolla,
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Antichi mestieri nella “civiltà  contadina” . Giulio Reggiani

A POGGIO RENATICO TRA OTTOCENTO E NOVECENTO. ANTICHI MESTIERI
Vo
rrei
qui proporre ai nostri lettori un breve excursus su alcuni di
quei mestieri che ora non esistono più; il termine antichi che
ho usato nel titolo non si riferisce naturalmente alla cronologica
 antica ma a quel modo di dire comune che tende a far
riferimento a cose o avvenimenti passati da parecchio tempo. In
questo caso il legame è con la cosiddetta
civiltà contadina,
che si esaurì solo negli anni ’50 e ’60 del XX secolo; ma la
trasformazione della società italiana da agricola ad industriale
investì  non soltanto le città, sia grandi che piccole, ma pure i
nostri cosiddetti paesi di campagna, incidendo in modo assai
profondo
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I masadur (I maceri). Luciano Manini

Se parlare di maceri (come tutto ciò che riguarda la gente che in passato lavorava la terra) per coloro che parlano e/o scrivono sull’argomento, attingendo a fonti bibliografiche o comunque al di fuori del che cosa è lo specifico, in certi casi emergono chiari il pressappochismo, la scarsa conoscenza, in qualche caso la mistificazione; per chi ne parla avendo vissuto quella realtà  dall’interno non corre il rischio suddetto o delle imprecisioni o delle superficialità  circolanti in materia sotto l’aspetto tecnico, ma quello di considerare ovvio o dare per scontati determinati fatti, conoscenze, azioni o altro che, per chi non ne è addentro, può essere utile o importante almeno come chiarimento.

Ciò premesso, cominciamo col vedere i maceri: costruiti in profondità  e senz’argini rispetto al piano del terreno, poi riempiti d’acqua per la macerazione della canapa e altri usi, in quella palude che già  i romani cominciarono a bonificare, centuriare, coltivare. Poi, fra alterne vicende di riallagamenti, abbandoni e riprese di prosciugamento, si giunge fino all’ultima definitiva bonifica; dopo la quale sono venute in essere queste che possono essere definite vere e proprie costruzioni. Quindi i maceri si trovano in un territorio ben definito (parleremo di quelli della provincia di Bologna) che, data la loro struttura nel luogo, hanno funzioni plurime, varianti nei diversi periodi dell’anno e, se il rapporto Leggi Tutto

Il Naviglio bolognese nei secoli. Dal Porto di Bologna a Malalbergo.Fabio Marchi

Si può senz’altro definire atipica la collocazione geografica della città di Bologna. A differenza infatti di tutte le realtà similari, l’area urbana si aggregò sulle prime terre emerse attorno al torrente Aposa , lontano da Reno e Savena. Ancora oggi , osservando una “pianta” di Bologna appare evidente l’assenza di un fiume che la attraversa.

Già in prossimità dell’anno mille la città soffriva per tale mancanza e cominciò a costruirsi un reticolo idraulico artificiale capace di fornire forza motrice , di alimentare l’irrigazione e d’essere fattore di produzione. I rapporti civili e commerciali con le altre città avvenivano allora attraverso la navigazione palustre, il primo porto cittadino era collocato alla “Piscariola”, l‘attuale Selva di Pescarola.
L’azione del fiume e dei torrenti collinari caratterizzati da una fortissima connotazione torrentizia accentuò in quel periodo l’interrimento della prima area a nord della città , rendendo difficoltosa e pericolosa la navigazione. I bolognesi pensarono allora di costruirsi una via d’acqua sicura fra quella palude dove cominciavano ad emergere le terre, grazie all’azione naturale della bonifica per colmata. E’ in questa condizione che i bolognesi pensarono di aprirsi una via sicura verso il mare, utile per i commerci.

Il Navile si deve quindi considerare un’opera idraulica capace di non disperdere acqua, consentendo con ciò la percorribilità nei due sensi a barche di basso pescaggio. 

Da sottolineare è l’atipica origine del Navile rispetto ad altri canali artificiali; infatti non si tratta di un vettore per trasportare acqua da un luogo ad un altro in zona asciutta, ma un contenitore in grado di impedire che le acque immesse si confondessero con le acque esterne della palude, con ciò consentendo una più sicura navigazione.

Per alimentare questa vera e propria “autostrada d’acqua” Leggi Tutto

“Reno”. Un nome che piace. Ricerca semiseria di tutte le intitolazioni che lo comprendono. Magda Barbieri

Trovandoci a portare nella denominazione della nostra Associazione culturale il nome del  Reno, il fiume più importante della nostra Regione,  che bagna le  tre Province di Bologna, Ferrara e Ravenna, portando, nei suoi alvei antichi e recenti, secoli di storia delle nostre comunità , ci siamo voluti divertire un po’ a cercare tutte le intitolazioni o denominazioni di luoghi , Enti, Associazioni, gruppi,  edifici o cose di ogni genere che comprendano o facciano riferimento al nome “Reno”. E ne abbiamo trovate tante.
Cominciamo ovviamente dalle denominazioni storiche , attribuite in secoli medievali ai paesi che si trovavano (e si trovano tuttora) presso il corso del fiume  ( o ramo di esso poi abbandonato).

  • Casalecchio di Reno (Comune in provincia di Bologna)
  • Calderara di Reno (idem come sopra. Nel suo ambito c’è la parrocchia di S. Vitale di Reno, dal sec. XIII, con  chiesa )
  • Trebbo di Reno  (frazione di Castel Maggiore (Bo)
  • Volta Reno (frazione di Argelato (Bo), presso un’ansa tagliata nel 1884-87, (noto anche, nella voce popolare, come “San Dunèn” in dialetto , dalla locale chiesa dedicata a S. Donino”)
  • Reno Centese (in dialetto “Règn zintèis, frazione di Cento (Ferrara), su un alveo antico e dismesso, diretto al Panaro)
  • Reno Finalese (in comune di Finale Emilia (Modena), su un alveo antico e dismesso collegato al Panaro, come sopra)
  • Renazzo  ( “Arnàzz”, altra frazione di Cento, su paleoalveo di secoli altomedievali)
  • Corporeno (“corp ed Regn”,idem come sopra)
  • Poggio Renatico (“al Pùz”, in prov. di Ferrara; anticamente Poggio Rognatico, dal nome di località  vicina, adattato in secoli più¹ recenti in “Renatico” perchè¨ suonava meglio e  si associava al nome del fiume…).
  • Lama di Reno (in Comune di Marzabotto, con via omonima, e altra via denominata Berleda).

Dal fiume, sempre molto anticamente, intorno al secolo XII, ha poi preso il nome il Canale di Reno , appositamente scavato e collegato con Aposa e Navile , per portare l’acqua a Bologna, un po’ troppo distante per le crescenti esigenze idriche di una città che diventava sempre più¹ importante. La  strada ora detta “Porrettana“, tra Bologna e Pistoia, a lungo fu chiamata “Renana”, poichè in molti tratti  costeggiava il fiume .

Ai nomi dei fiumi locali si ispirò Napoleone, quando nel 1796 piombò² in Italia per conquistarla, cominciando, ovviamente, da nord; nella complicata e mutevole ripartizione territoriale da lui ideata Leggi Tutto