
Articolo-testimonianza personale per il Corso di Aggiornamento su “Dialetto e cultura contadina“. Museo della Civiltà contadina. S.Marino di Bentivoglio (ott./nov. 2005)
Sgnour a m’ trag zò ,
liverm a n’ al sò.
Casomai ch’a nu’ m ‘ livàss ,
l’alma mi a Dio a la làss,
ch’al la lìva,
ch’al la pàisa,
ch’al la métta in dù» ag’sovv .
Per chi non conosce il dialetto bolognese possiamo farne una libera traduzione in italiano:
“Signore mi corico, /se mi alzerò non lo so /. Casomai non mi alzassi, / l’anima mia a Dio la lascio, / che la sollevi, / che la pesi/ che la metta dove gli sovviene.”/
Si tratta di una breve preghiera che mia nonna recitava ogni sera come introduzione, o talvolta a chiusura, di una serie di orazioni, ovvero di preghiere canoniche , recitate a memoria in un latino un po’ deformato, tipico di chi non conosceva nè il latino nè l’italiano .
Questa breve preghiera, pur nella sua semplicità , è una piccola poesia, e al tempo stesso l’ espressione spontanea di un sentimento religioso forse più chiaro ed efficace di tante enunciazioni