Martedì 18 Giugno 2019 ore 15.30 Museo Civico Archeologico di Bologna (con ingresso da Via de’ Musei 8)
Incontro di presentazione delle scoperte archeologiche e del nuovo Museo della città romana di Claterna
In un pomeriggio di studi aperto alla città, saranno presentati al pubblico bolognese gli esiti di quasi due secoli di ricerche archeologiche e il nuovo museo della città romana di Claterna, di recente inaugurato ad Ozzano dell’Emilia.
Il foro, il teatro, le domus private e le officine artigianali, e forse anche l’anfiteatro e l’impianto termale: l’antica città romana di Claterna definisce ogni anno di più la sua forma urbis, svelando i propri segreti e confermando le ipotesi ricostruttive proposte nel corso dei vari scavi.
Le ricerche e i sondaggi sistematici effettuati nel corso degli anni hanno permesso di disegnare un quadro pressoché completo della città romana che giace ‘sepolta’ a pochi centimetri di profondità lungo la Via Emilia, nel territorio di Ozzano dell’Emilia, tra Bologna e Imola.
Ogni campagna di scavo porta con sé nuove sfide e nuove prove. L’integrazione tra ricerche archeologiche tradizionali eseguite in sinergia con l’Università di Venezia, prospezioni
Antica strada romana a Bentivoglio
La strada romana di Bentivoglio, risultati delle ultime indagini archeologiche
Il saggio archeologico realizzato nel 2018 a Castagnolo Minore apre nuove ipotesi sull’antica strada romana rinvenuta a Bentivoglio un paio d’anno fa: Se ne parla Venerdì 1 Marzo, alle ore 20,30 Teatro TeZe, Via Berlinguer n. 7 a Bentivoglio
Intervengono:
– Tiziano Trocchi, Archeologo Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara
– Stefano Cremonini, Ricercatore in Geologia del Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali, Università degli Studi di Bologna
– Moreno Fiorini, Ispettore onorario per l’archeologia della Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara
L’area dell’Interporto di Bologna, nel Comune di Bentivoglio, è nota per il ritrovamento di numerosi siti di età pre-romana, romana e medievale. Uno scavo effettuato nel 2016 sotto la direzione scientifica della Soprintendenza di Bologna, collegato alla realizzazione di alcuni nuovi capannoni, ha permesso di ritrovare una antica strada romana con orientamento
Tra strade e cavedagne di pianura le tracce dell’antica centuriazione. Roberto Frazzoli
Forse non tutti sanno che nell’intera pianura emiliano-romagnola sopravvivono numerosi spezzoni di strade campestri romane, oggi asfaltate e integrate nella rete viaria che percorriamo quotidianamente. E’ ciò che rimane della centuriazione, la suddivisione della campagna in lotti quadrati (710×710 metri, nel bolognese) che gli antichi romani realizzarono oltre duemila anni fa. L’opera aveva lo scopo di costruire le infrastrutture necessarie per la coltivazione (fossi, canali di scolo, strade di accesso) e al tempo stesso di creare una lottizzazione ordinata per poter poi assegnare i fondi ai coloni. L’immensa scacchiera fu creata incrociando una serie di strade pressochè parallele alla via Emilia (dette decumani) con altre strade ad esse perpendicolari (dette cardini). Si calcola che nella sola pianura bolognese Roma abbia costruito oltre 2500 chilometri di strade campestri, rimuovendo venti milioni di metri cubi di terra per scavare i relativi fossi (1).
L’individuazione delle tracce della centuriazione presenta ovviamente molti motivi di interesse. Per quanto riguarda l’area di via Galliera (cioè i territori dei comuni di Argelato, Bentivoglio, Castel Maggiore, San Giorgio di Piano e San Pietro in Casale), un tentativo dilettantistico è stato compiuto nel 1998 dall’autore di questo articolo, semplicemente tracciando linee sulle cartine dell’Istituto Geografico Militare. La breve ricerca qui riassunta non ha alcuna pretesa di scientificità , ma le corrispondenze rilevate non sembrano essere semplici coincidenze.
STRADE DI PROBABILE ORIGINE ROMANA TUTTORA ESISTENTI
Il risultato più interessante, ovviamente, è rappresentato dall’individuazione di strade tuttora esistenti (o tratti di strada) che coincidono con cardini o con decumani. Qui di seguito le corrispondenze rilevate.
– Via Saliceto, com’è noto, coincide con il “cardine massimo†della centuriazione bolognese, cioè con il suo asse di riferimento. Se ne discosta solo in un primo tratto (da Bologna fino all’altezza della zona industriale di via Di Vittorio) e nei pressi della Trasversale di Pianura. Via Saliceto termina a Bentivoglio (il traffico prosegue su una strada che svolta verso est) ma il cardine massimo continua ad essere segnato verso nord dal canale Navile e dalla strada che scorre sull’argine (via Argine Navile).
– Via di Mezzo di Santa Maria in Duno, la strada principale del paese, coincide con un cardine dalla sua estremità sud (ossia da via Ringhiera) fino a un punto situato nel comune di San Giorgio di Piano (non lontano da Cinquanta). Va segnalato che il tratto meridionale di questo cardine
si presenta oggi come una stretta strada privata, non più perfettamente rettilinea. E’ questo uno dei cardini meglio conservati di tutta la zona considerata, con una lunghezza di oltre 5,5 chilometri. Il suo prolungamento verso nord – oggi non più esistente – permette di spiegare la strana collocaazione di Cenacchio, una frazione di S. Pietro in Casale che attualmente sorge su una strada a fondo cieco. Sebbene non coincida con il cardine, quel troncone di strada punta infatti verso Santa Maria in Duno. Appare ragionevole ipotizzare che quel collegamento si sia interrotto in epoca medievale per la formazione di paludi a nord di Bentivoglio.
– Vicolo Cimitero a Santa Maria in Duno (che inizia alle spalle della chiesa e termina in campagna, verso ovest) coincide con un decumano. In questa zona sono stati rinveÂnuti reperti di età romana, quasi in superficie (2).
– Via Selvatico (che da via Centese, nei pressi di Argelato, raggiunge via Mascarino) coincide con un cardine per la maggior parte della sua lunghezza. Percorrendola in auto sembra tutt’altro che rettilinea, ma dalla cartina appare chiaro che le sue curve sono soltanto lievi oscillazioni intorno a un unico asse. Presumibilmente la strada prende il nome dal gruppo di case indicato come “il Selvatico” sulla cartina IGM. E’ comunque interessante notare che il nome di questa strada termina con la desinenza “-atico” generalmente associata ai nomi di fondi romani (Massumatico, Lorenzatico, ecc.).
– La strada privata che inizia a Santa Maria in Duno e si collegava un tempo a via CoÂmastri (una traversa di via Galliera, di fronte al Mercatone Uno) coincide in parte con un decuÂmano. Questa strada è stata distrutta quasi completamente a causa della costruzione dell’Interporto. Sul tratto coincidente con il decumano sorge l’edificio che Enrico Rizzo ha identificato come l’antica chiesa di S. Giovanni di S. Maria in Duno, ora convertito in abitazione privata (3).
– Una
Dall’Anatolia all’Etruria, a Spina. Ipotesi di antichi percorsi. Giuseppe Sgubbi
– Nota introduttiva. Con questo articolo, cortesemente inviatoci dall’autore Giuseppe Sgubbi, avviamo la pubblicazione di una serie di studi di questo appassionato cultore della materia, dedicati all’area romagnola e ravennate in particolare, in omaggio anche alla relazione del nostro fiume Reno con l’area dove scorrono i suoi affluenti terminali –
Dall’Anatolia all’Etruria e da Spina a Pisa
Un gruppo di studiosi toscani guidati dal professore Gianfranco Bracci hanno fatto le dovute ricerche nell’ intento di individuare il percorso di due antichissimi tragitti, uno marino (dall’Anatolia all’Etruria)e l’altro terrestre ( da Spina a Pisa). Grazie ad un qualificato e giusto riscontro giornalistico, il frutto delle loro scoperte è stato fatto conoscere anche al grande pubblico. Vediamo questi tragitti.
Tragitto marino:
VIA DEL FERRO, DALL’ANATOLIA ALL’ETRURIA. Si tratta di un
tragitto datato al 12° secolo a.C, che sarebbe stato usato per
la . prima volta dagli etruschi nell’intento di emigrare verso
occidente, alla ricerca di metalli. Il percorso sarebbe: partenza
dalla città turca di Badrum, poi con una navigazione di
piccolo cabotaggio, coste greche, pugliesi, calabre siciliane,
sarde, corsiche, approdo in Toscana nei pressi di Pisa.
Tragitto terrestre:
STRADA ETRUSCA DEI DUE MARI. Si tratta di un tragitto datato al
4° secolo a.C, ricordato nel Periplo del Mediterraneo del
portolano greco Scilace di Carianda, questi, nel corso della
descrizione delle spiagge romagnole, in via del tutto
eccezionale,cita una direttrice terrestre che da Spina in Adriatico
raggiungeva Pisa nel Tirreno. Si tratta della strada extraurbana più
antica dell’Europa. Per gli studiosi toscani il tragitto sarebbe:
Pisa, Poggio Castiglioni, , Monterenzio, Marzabotto, Bologna,
Campotto , Spina.
Come si può vedere, si tratta di due
tragitti, ma essendo collegati, formavano una unica direttrice,
che dalla Turchia arrivava in Romagna.
I temi trattati sono affascinanti ed
interessantissimi, infatti sollevano problemi storici non ancora
definitivamente irrisolti: migrazione dei popoli, compresa la
provenienza degli etruschi, antiche vie dei commerci, ecc.
Considerato che da tempo mi interesso
di questi temi, al riguardo ho già dato alle stampe diversi lavori,
Circe Ulisse ed Enea in Adriatico? – Alla ricerca del tesoro di
Spina nel santuario greco di Delfi – Il tragitto terrestre segnalato
nel periplo dello Ps Scilace – Evoluzione ed aspettative
riguardanti l’abitato preistorico di via Ordiere, intendo
portare un mio modesto contributo.
Premetto anzitutto che le mie ipotesi
divergono molto da quelle formulate dagli studiosi toscani,
divergenze scaturite da una diversa questione di fondo: per i toscani
i primi popoli arrivati in Italia sarebbero arrivati grazie ad una
rotta “ tirrenicaâ€, a mio modesto parere invece
sarebbero arrivati grazie ad una rotta “adriaticaâ€.
Conseguentemente. pur accettando la partenza dalla Anatolia, il
punto terminale sarebbe Pisa e non Spina, cioè Anatolia, Spina ,
Pisa, e non Anatolia, Pisa, Spina. La differenza, in apparenza
formale è invece sostanziale, le motivazioni si potranno trovare
nella apposita APPENDICE.
Da questa diversa questione di fondo ,
scaturiscono visioni storiche che possono mettere in discussione
conoscenze della storia italiana credute inconfutabili.
Venendo al tema: considerando Spina
tappa intermedia, perciò punto di partenza per la via dei due mari,
il tragitto designato dagli studiosi toscani . almeno per quanto
riguarda il tratto dai piedi degli Appennini a Spina, deve essere a
mio parere rivisto, ed è proprio quello che mi accingo a fare, anzi
mi limito a toccare solo questo punto, tutte le altre problematiche
saranno trattate in un mio prossimo lavoro che ben presto darò alle
stampe dal titolo: Antichissime vicende ambientate in Alto Adriatico
ed in Romagna, estratte dalle più antiche storie del mondo.
Vediamo cosa è scritto nel periplo:
“Gli etruschi con la città greca di Spina, distante 20 stadi dal
mare, lungo il fiume Eridano e distante 3 giorni di cammino da una
città etrusca sul Tirreno.”
Tutti gli studiosi concordano, pur
trattandosi di un passo più volte interpolato e perciò di non
facile interpretazione, che il portolano ha inteso descrivere
l’effettiva esistenza in loco di una importante direttrice che
collegava i due mari.
I pareri degli studiosi che si sono
interessati di questo tragitto non concordano al riguardo della
individuazione del possibile antico percorso: per alcuni il tracciato
poteva essere Spina, Ravenna, Faenza, Valle del Lamone, Firenze ,
Pisa.
Il Quintario romano, questo sconosciuto. C’era una volta. Giuseppe Sgubbi
QUINTARI, LORO FUNZIONE E COME
RINTRACCIARLI
Non molto tempo fa, con tre articoletti,
“Quintario una importantissima strada della centuriazione roman”,
“Leggendo il catasto Faventino”, e ” I confini in epoca romana”, ho
sollevato il problema QUINTARIO. Non ho fatto altro
che far conoscere agli studiosi ciò che avevo appreso sul
quintario, al seguito di trentennali ricerche effettuate
sulla centuriazione ove io abito, Solarolo provincia Ravenna. Naturalmente ho precisato che per poter
fare delle affermazioni di un certo spessore, occorreva estendere
l’indagine anche verso altre zone del mondo romano. Essendo
stato invitato a tenere conferenze in zone extra romagnole, ed
avendo potuto effettuare utilissimi confronti con altre zone
centuriate, ho la possibilità di fare alcune utili precisazioni
e di aggiungere qualcosa a quello già detto nei sopra citati
articoli. Pertanto, ciò che riporterò in questo articolo,
sono i risultati delle mie ricerche, fino ad ora conseguiti,
perciò risultati ancora provvisori , in quanto, a mio modesto
parere, il “problema quintario” , è ancora ben lontano dall’
essere definitivamente risolto.
Anticipo i risultarti conseguiti,
che naturalmente