Sulle strade di Cento ; note di storia. Giuseppe Sitta

La mia avventura nella Toponomastica inizia allorquando, durante una riunione della Commissione il dott. Antonio Bianchi, Assessore con questa Delega, lamentò l’assenza di uno studio su questa Disciplina. In fondo – pensai – si trattava di ricostruire le date e le ragioni di intitolazione delle vie cittadine.
Cominciai così a sfogliare gli Atti del Consiglio a partire dall’Unità d’Italia: lasciai cadere immediatamente il suggerimento del Segretario, quello di consultare gli Indici, cosa che indubbiamente mi avrebbe fatto risparmiare molto tempo, perché la lettura integrale delle carte fornisce sempre una miniera di notizie.

Dopo poche pagine arrivai al 10 Novembre 1871, data non casuale, in quanto legata alla Legge del 20 Giugno 1871 sul Censimento generale della popolazione, la quale prescriveva che ogni strada doveva avere in tutta la sua percorrenza un nome solo, anziché più tratti con diversi nomi. L’orientamento dell’Amministrazione fu quello di intitolare le vie ai nomi dei cittadini che principalmente illustrarono Cento nelle Arti, nelle Scienze, nella vita culturale, nella vita politica.

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Il Ducato di Galliera. Dalle terre della “bassa” all’Europa. Franco Ardizzoni

Grazie a Napoleone ed ai Duchi De Ferrari il nome di Galliera è stato reso famoso in quattro città  europee: Bologna, Genova, Parigi e Stoccolma.  A Bologna vi era il Palazzo Galliera (già  Caprara), ora sede della Prefettura, a Genova vi sono gli ospedali Galliera creati dalla duchessa Maria Brignole-Sale De Ferrari, a Parigi vi è il Museo Galliera eretto dalla Duchessa per esporvi la sua collezione d’arte; inoltre una delle strade che fiancheggiano il museo si chiama Rue Galliera, a Stoccolma circa 70 quadri già  esistenti nel palazzo di Bologna fanno parte delle collezioni reali. (1) Ma partiamo dalle origini. La costituzione della tenuta di Galliera è strettamente legata alle vicende patrimoniali di Antonio Aldini. (2) E’ noto infatti chel’Aldini durante il periodo dell’occupazione francese, costruì un enorme patrimonio immobiliare acquistando fondi qua e là , buoni e cattivi, asciutti e umidi, in prossimità fra loro, in modo che a poco a poco, per frazioni riunite formò una vastissima tenuta.
Da semplice agiato divenne ricchissimo tanto da essere stimato, nel 1806, per non meno di 137.000 scudi censuari di Milano e nel 1801
risultò tra
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Il “mistero” di Afro Basaldella… e del suo ” Malalbergo”. Giulio Reggiani

Capisco che molti lettori potrebbero restare un po’ interdetti di fronte all’argomento storico che sto per affrontare qui, ma sono in grado di assicurare che la trattazione seguente ha notevole attinenza con questo nostro territorio comunale. Vorrei iniziare, però, dando alcune notizie biografiche su questo grandissimo esponente dell’astrattismo italiano.
Afro Libio Basaldella nacque ad Udine il 4 marzo 1912; compì i suoi primi studi a Firenze ed a Venezia, dove si diplomò al liceo artistico di quella città  nel 1931. Successivamente si recò dal fratello Mirko a Roma, città in cui conobbe artisti di fama quali Scipione, Mafai e Cagli, e nello stesso anno a Milano, ove frequentò lo studio di Arturo Martini ed incontrò Birolli e Morlotti.
Nel 1933 si trasferì definitivamente a Roma, dove partecipò, assieme a Guttuso, Scialoja, Leoncillo, Fazzini ed altri, alla II Quadriennale Romana. Nel 1937 tenne la sua prima mostra personale e l’anno dopo fu chiamato alla Biennale di Venezia con due opere, Pastori ed Oreste. Nel 1939 tenne una personale a Genova, intitolata Disegni di Mirko e Pitture di Afro, ed una a Torino, mentre a Roma prese parte alla III Quadriennale. Durante il periodo bellico realizzò svariate opere d’influenza
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“Una terra di confine. Storia e Archeologia di Galliera nel Medioevo”

Giornata di Studi a Galliera. Sede municipale. 4 settembre 2005. Promossa da Università, Provincia e Comune
Importante appuntamento per chi ama la storia locale, con un programma ricco di interventi qualificati e al massimo livello, per conoscere e approfondire lo studio di questa interessante area della pianura bolognese.
I promotori di questa lodevole iniziativa sono : l’ Università di Bologna/Dipartimento di Paleografia e Medievistica, l’Università Ca’ Foscari di Venezia/Dipartimento di Scienze dell’Antichità e del Vicino Oriente, la Provincia di Bologna e il Comune di Galliera.
Programma
ore 9,30 Apertura dei lavori
 Saluti di
 GIUSEPPE CHIARILLO   Sindaco di Galliera
 SIMONA LEMBI     Assessore alla Cultura della Provincia di Bologna

 Relazioni
 PAOLA GALLETTI      Università di Bologna
 “Un territorio tra storia generale e storia locale”
 LUCIA FERRANTI     Università di Bologna
 “Le fonti d’archivio: un panorama”
 TIZIANA LAZZARI    Università di Bologna
 “Il Saltus planus e l’organizzazione civile nel territorio altomedievale”
 ROSSELLA RINALDI   Università Leggi Tutto

Aurora Battaglia: il suo nome ad una scuola per ricordarla

A S. Giorgio di Piano una scuola comunale d’infanzia porta il nome di Aurora Battaglia. Chi era e perchè ricordarla nel tempo?
Aurora era  una bambina di 9 anni che il 21 aprile 1945  fu uccisa , insieme alla madre e  ad altre sei persone,  nel cortile della  casa dei nonni materni Dardi, a S. Giorgio di Piano, da un gruppo di tedeschi in ritirata, che per rappresaglia, vollero così vendicare la morte di un loro compagno ucciso da militanti nelle formazioni “SAP” della Resistenza. Il tragico  episodio è stato così descritto (*)
L’ultimo giorno dell’occupazione nazista è, per San Giorgio di Piano, il più tragico. Nel pomeriggio del 21 aprile – quando Bologna è giÃ
liberata da molte ore – nuclei di tedeschi di stanza nel paese s’apprestano a fuggire lungo il “fiume” degli altri nazisti che, lasciata la capitale emiliana, vanno verso il Po. [….] Poco fuori dell’abitato, nel podere condotto dai Dardi, sul far della notte, ad un atto di fierezza antinazista succede
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Vita e satira di Fortebraccio

Sabato 27 giugno 2009, alle ore 10 , a S. Giorgio di Piano, piazza Indipendenza 1, presentazione del libro
Fortebraccio. Vita e satira di Mario Melloni a cura di Pasquale Di Bello e Paola Furlan (Ed. Diabasis)
Dopo il saluto del sindaco Valerio Gualandi, presentazione di Fabio Govoni, interventi di: Emanuele Macaluso e Marisa Rodano. Presenti  i curatori del volume e Mauro Roda, presidente della Fondazione Duemila
In occasione del ventennale della scomparsa del giornalista, noto con lo pseudonimo di Fortebraccio, inaugurata una scultura a lui dedicata.
Mario Melloni (nato a San Giorgio di Piano, 25 novembre 1902  e morto a Milano, 29 giugno 1989) E’ stato un giornalista e politico italiano.
Inizialmente di professione calzolaio, fu antifascista e durante la dittatura mussoliniana visse per molte tempo in esilio a Parigi. Durante la Seconda guerra mondiale prese parte alla Resistenza partigiana e nel 1945 si iscrisse alla Democrazia Cristiana. Laureato in giurisprudenza, fu giornalista e dal 1946 al 1951 direttore del quotidiano Il
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Cooper Willyams, da Brighton ad Abukir, ad Altedo. Dino Chiarini

Cooper WILLYAMS  ad Altedo
Cooper Willyams, nato a Brighton il 22 giugno 1762, era figlio di John Willyams, un capitano della Royal Navy; tutta la famiglia aveva sempre avuto forti tradizioni militari, invece Cooper studiò a Canterbury dove nel 1784, dopo aver conseguito il diploma, pronunciò i voti diventando curato in una piccola chiesa nei dintorni di Gloucester, città  dove risiedeva la madre; successivamente, nel 1791 fu nominato Vicario nel Sussex.
Ma il richiamo della tradizione marinaresca familiare lo portò, nel 1794, ad imbarcarsi su una nave della flotta del Contrammiraglio Orazio Nelson come cappellano per la campagna delle Indie; partecipò pure nel 1798 alla famosa “Battaglia del Nilo” (detta in Francia Battaglia di Abukir) in cui la flotta britannica sbaragliò quella francese, tanto che alcuni mesi dopo Napoleone dovette abbandonare il suo esercito in Egitto e tornare da sconfitto in Francia.
Dopo quello scontro navale, ma sempre nel 1798, arrivò a Livorno e da qui iniziò il suo personale Grand tour, cioè¨ quel viaggio attraverso l’Italia che molti giovani europei, nobili o intellettuali, intraprendevano lungo tutta la Penisola; raggiunse dapprima Firenze poi, proseguendo oltre l’Appennino, arrivò nella Legazione bolognese; si fermò a Pianoro e qui prese la diligenza postale diretta a Bologna.
Cambiati i cavalli a Porta Mascarella, continuò il percorso verso Ferrara ma, giunto ad Altedo, pensò di fare una sosta, fermandosi per una notte presso la famosa posta-cavalli locale, comprensiva della tipica e maestosa Locanda. Dopo Ferrara, visitò Padova, Venezia, Vicenza, Verona, il lago di Garda e Mantova. Si recò pure a Ischia ed a Napoli, poi tornò a Livorno, dove si imbarcò per le isole Baleari.

Alla fine di questo suo peregrinare, redasse un piacevole volumetto dal titolo Voyage up the mediterranean, in cui descrisse le bellezze che aveva visto nell’ambito delle terre bagnate da questo mare. Inoltre compilò diversi taccuini e numerosi disegni dei luoghi da lui visitati. Al rientro dalla campagna del Mediterraneo, il Rev. Cooper Willyams sposò Elizabeth Snell dalla quale ebbe quattro figli, due maschi e due femmine. Ottenne in seguito un mandato religioso nel Kent ed ebbe vari incarichi come magistrato locale. Nel 1815 si ammalò e nonostante le cure che gli furono prestate a Londra, il 17 luglio 1816 morì in casa del cognato. Fu sepolto a Fulham, nel Middlesex, accanto alla tomba di sua sorella Beata. Nella navata della chiesa di Kingston, di cui era stato Rettore, una lapide lo menziona ad imperitura memoria.  

Dino Chiarini

Referenze fotografiche.
In alto: cartolina

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Ritorna la torre civica in tutto il suo splendore

Un sapiente restauro ha ridato ai persicetani un loro simbolo
*(Da archivio notizie ottobre 2003)
 
Nella nostra pianura nel passato ogni paese aveva la sua torre con funzioni di avvistamento a scopo di difesa e come emblema del luogo e di chi aveva il potere sul territorio.A poco a poco le torri hanno perso nel tempo la loro funzione e sono state trasformate in campanili di chiese costruite vicino o adibite ad abitazioni e poi ultimamente lasciate prive di ogni cura.. Purtroppo la mancanza di una funzione istituzionale le ha danneggiate: deterioramento della struttura architettonica, asportazione, non sempre permessa, di parti decorative o addirittura di materiale murario da adibirsi ad altre strutture.

Per molti paesi della pianura la torre, testimone della storia del paese, è rimasta solo nello stemma comunale.

Ciò non è avvenuto per fortuna a San Giovanni in Persiceto. La torre civica per un po’ di tempo è stata contornata da impalcature e coperta da velari .

Il Comune, che ne è proprietario, con il contributo di Enti pubblici e privati e in base ad un progetto della Sovraintendenza ai beni culturali, ha proceduto al recupero della torre: consolidamento della struttura muraria, rifacimento e recupero della cupola, delle meridiane e tanti altri piccoli, ma importanti, lavori.

Ora il velario è calato e la torre, del XIII secolo, saluta i visitatori in tutta la sua bellezza: merita senz’altro una visita

Omero Schiassi : un uomo che ha difeso la libertà , l’umanità e la giustizia, in Italia e in Australia

A S. Giorgio di Piano c’è una strada dedicata a  lui e nella lontanissima  Myrtleford in Australia c’è la sua tomba. Ma forse qui pochi sanno chi era e perchè è giusto ricordarlo –
Omero Schiassi è nato  il 3.9.1877 a S. Giorgio di Piano da Guglielmo e  Virginia Biagioni. Entrambi i genitori  furono animatori del primo movimento socialista locale , sia nella tabaccheria con mescita di alcolici da loro gestita a S. Giorgio di Piano, sia nel “salotto buono” di casa, a causa del
rifiuto dei padroni di casa ad affittare locali per farne la sede dei socialisti del comune. Animato dagli stessi ideali,  si immerse nel movimento dei lavoratori, portando avanti gli studi fino a conseguire la laurea  in Giurisprudenza all’Università di Bologna. Il 22-23 aprile 1901 “Il Resto del Carlino” pubblicò un comunicato che vedeva il giovane Omero come redattore e primo firmatario nelle lotte per strappare migliori condizioni per i “ vangatori di risaia” (tra le rivendicazioni più sentite, la giornata lavorativa di 12 ore!) ed un salario più elevato.

Partecipò al l° Congresso nazionale dei Lavoratori della TerraFederazione Nazionale dei lavoratori della terra nella provincia di Bologna, in Umbria, nel Lazio ed in Toscana, promosse organizzazioni mezzadrili e agitazioni Leggi Tutto

Fedora Servetti Donati, Budrio la ricorda così

Venerdì 4 dicembre  2009 alle ore 21 presso il Teatro Consorziale di Budrio, verrà  ricordata
Fedora Servetti Donati
indimenticabile studiosa, che ha dedicato ogni sua azione ed ogni sua opera alla salvaguardia, difesa e valorizzazione del patrimonio storico-culturale di Budrio, suo paese natale.
Questa serata si articolerà  in alcuni momenti importanti, fra cui la consegna di tre borse di studio a tre studenti delle scuole di Budrio (elementari, medie inferiori e medie superiori) che si sono particolarmente distinti nell’anno scolastico 2008/2009. Le borse di studio sono offerte dal Centro Sociale La Magnolia e dalla Fondazione Cervellati, in collaborazione col Comune di Budrio.
La serata sarà anche l’occasione per presentare la ristampa dell’ultimo lavoro di Fedora Servetti Donati “E’ Budrio un bel castel del bolognese” edito nel 2002 e da tempo esaurito.
La riedizione di questo studio è stata resa possibile grazie alla partecipazione di numerose, Associazioni, Fondazioni, aziende, librerie e del Comune di Budrio (*), riunitisi in una “cordata” finalizzata
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