
Fino
agli inizi del secolo scorso , il territorio compreso tra la Bassa
Pianura Modenese, Ferrarese e Bolognese è sempre stato
caratterizzato da un paesaggio che vedeva l’alternarsi di ampie
paludi e di estese aree boschive.
Molti
documenti d’archivio testimoniano che nel medioevo erano presenti
nel Centopievese numerosi boschi: il
Bosco di Ramedello ( 1263 )
situato tra Corporeno e Dosso, il Bosco di Boccacanale ( 1263 )
situato a nord di Penzale, il Bosco di Malaffitto ( 1279 ) dove si
trovano ora i terreni delle Partecipanze di Cento e di Pieve, il
Bosco di Casumaro (1334 ) e il Bosco del Monte tra Sant’Agostino e
Buonacompra.
Si
trattava di vere e proprie selve costituite presumibilmente da querce
( farnie ), frassini, olmi, aceri, salici e carpini, collegate tra
loro da piccoli corsi d’acqua sulle cui sponde dominavano ontani e
pioppi. Luoghi, questi, dove cinghiali, daini , cervi e persino lupi
( 1387 ) non erano poi così tanto rari.
della Bisana nei Comuni di Pieve di Cento e di Galliera, il Bosco
della Panfilia nel Comune di sant’Agostino e il Boscone della
Mesola hanno resistito, nel tempo, alle attività dell’uomo , tanto da essere ora soggetti a particolari norme di tutela e di salvaguardia.
Capita
spesso di incontrarvi Guardie Forestali, Guardie Provinciali e
Guardie Ecologiche Volontarie impegnate ad assolvere al ruolo che
anticamente era ricoperto dai silvani che, in maniera un po’
più specifica, avevano compiti di controllo sul legname,
quello vivo dei boschi e quello tagliato sulle aree pubbliche del
territorio.
A
questi relitti vegetali vengono ancor oggi