E’ stato inaugurato nell’ottobre del 2003 ed è uno dei pochi esempi di
parco naturale di recupero e valorizzazione delle
zone umide che in un passato non lontano caratterizzavano molte aree della nostra pianura.
E’ stato denominato “Oasi La Rizza” da un antico toponimo attribuito al podere con edificio rurale che si trova al centro dell’area; edificio che è stato ristrutturato per ospitare il Centro Multifunzionale per i visitatori. Il Parco si estende su 1.500 ettari, accessibili partendo dalla via Vietta (che si dirama dalla strada provinciale S.Giorgio-Bentivoglio e conduce anche all’ex discarica), attraversati dal Canale Navile e dallo scolo Calcarata.
La mappa dell’oasi comprende zone umide permanenti, prati umidi, canneti, boschetti e siepi: inoltre, il centro per la reintroduzione della cicogna bianca, vasche per la fitodepurazione, laghetti per la pesca sportiva e l’allevamento dei pesci rossi e due capanni di osservazione situati nella cassa di espansione del Navile, accessibili a piedi o in bicicletta
Le
zone umide permanenti si trovano vicino al “Ponte della morte“, nella parte più a nord, oltre “La Rizza” , dove il canale Navile e il Calcarata disegnano un’ansa, chiusa tra la via Olmo e l’ex podere “la Bianchina“.
Sono ambienti caratterizzati da ampi specchi d’acqua, liberi da vegetazione emergente ma ricchi di vegetazione sommersa; nell’intrico di radici, fusti e foglie trovano riparo dai predatori numerosi organismi acquatici (invertebrati, larve di anfibi, avannotti e pesci adulti). Talvolta in superficie crescono piante “natanti” , come le “lenticchie d’acqua” , oppure radicate al fondo e con foglie e fiori galleggianti, come le ninfee o i ranuncoli d’acqua.
La profondità dell’acqua deve essere di almeno mezzo metro per permettere l’alimentazione delle
anatre tuffatrici, di
folaghe e di uccelli che si nutrono di pesci , come il
cormorano, il tuffetto e lo svasso maggiore. Il falco di palude e la biscia dal collare sono i predatori di questo ambiente.
Le anatre tuffatrici nuotano anche sott’acqua; per alzarsi in volo devono correre sull’acqua prima di raggiungere la velocità sufficiente ; la posizione arretrata delle loro zampe rispetto al corpo facilita il nuoto ma rende difficile spiccare il volo.
I prati umidi dell’Oasi si possono osservare percorrendo la via Olmo. Questi ambienti , ora rari nella nostra pianura, un tempo erano frequenti ai margini delle zone umide e venivano utilizzati per il pascolo estivo. Ambienti ideali per la rana verde e il rospo smeraldinopittima, il chiurlo, la pantana e il beccaccino. Vi sostano pure anatre di superficie, come il germano reale.
Il
cavaliere d’italia e la pavoncella vi nidificano . E’ possibile vedere anche
oche, spatole, cicogne e aironi.
I
boschetti del parco hanno origini diverse. All’interno dell’i
mpianto di fitodepurazione si può osservare un boschetto di
salici cresciuto spontaneamente quando le vasche furono lasciate incolte, mentre il
pioppeto presso “la Rizza” è un residuo di coltivazioni praticate nei decenni passati.
in varie zone del
Parco Agricolo sono state effettuate delle piantumazioni di piante e arbusti autoctoni , tra i quali il s
alice bianco, il pioppo nero e bianco, i
l frassino, l’olmo ,il carpino, il biancospino e il pruno.
TRACCE DEL PASSATO
Nell’0asi sono ancora osservabili alcuni edifici diroccati che restano a testimonianza dell’uso agricolo di questo territorio in passato. Ad esempio, gli
essicatoi per il riso, qui a lungo coltivato e fino a circa 40 anni fa; gli
essicatoi
per il tabacco , coltura praticata in via sperimentale agli inizi del 1900 e poi abbandonata; filari di
gelsi coltivati quando fu fiorente l’allevamento dei bachi da seta, che si nutrivano delle loro foglie.
“La mancanza di habitat idonei è una delle cause principali della riduzione o della scomparsa delle specie animali legate agli ambienti umidi; per questo motivo una Leggi Tutto