Antonio Mosca (1870-1951). Pittore bolognese nato a Pieve di Cento .

Tra gli artisti che hanno lavorato con onore  nelle chiese e nelle case dei paesi della nostra pianura, vogliamo segnalarne uno, nato nella fertile terra  di Pieve di Cento, che fu sempre ricca di fermenti creativi in ogni campo culturale, artistico e artigianale: Antonio Angelo Mosca (1870-1951), pittore, decoratore a fresco, paesaggista, ritrattista, figurinista e infine collezionista, pur nell’ambito  ristretto delle sue possibilità economiche.
Fu artista completo della fine dell’800
e prima metà del ‘900.

La sua opera, per la maggior parte
ancora misconosciuta, si svolse nell’affrescare e decorare chiese del
Nord Italia (chiesa parrocchiale di Tuenno) come della provincia di
Bologna (chiesa parrocchiale di Castel d’Argile, nell’anno 1900 ,v. foto 2,  Chiesa
Arcipretale di Copparo – Ferrara) e del Centro Italia (in Umbria, non
meglio identificate).
Operò anche per privati
affrescando e decorando ville signorili nella provincia di Bologna
(Villa Sarti a Prada di Grizzana).
Antonio nacque a Pieve di Cento in casa
di proprietà Riguzzi, ad ore 10 pomeridiane, il 28 Maggio 1870 da Giovanni
Battista e da Maria Luigia Parmeggiani (1).
Era fratello gemello di Pietro con cui
ebbe sempre un forte legame affettivo tipico dei gemelli.

Insofferente degli stilemi accademici
(frequentò l’Accademia di Belle Arti di Bologna
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Toponomastica storica e attuale. Incontro – dibattito al Museo

Venerdì 16 marzo 2007 alle ore 17

presso Villa Smeraldi-Museo della civiltà contadina di S. Marino di Bentivoglio
incontro- dibattito sulla toponomastica, storica e attuale, intitolato

Strade e luoghi di paese. Ogni nome una storia da conoscere”

promosso dal nostro Gruppo di Studi della pianura del Reno in collaborazione con il Museo della Civiltà contadina .
E’ prevista la partecipazione di numerosi e qualificati relatori, autorità istituzionali e studiosi –  autori di pubblicazioni in materia di toponomastica locale.
– In apertura, saluti e interventi di:
Simona Lembi, Assessore alla Cultura della Provincia di Bologna
Angela Donati , Presidente della Deputazione di Storia Patria per le province di Romagna
Valerio Gualandi, Presidente dell’Istituzione Villa Smeraldi
Magda Barbieri, Presidente del Gruppo di Studi Pianura del Reno
– Comunicazioni di :
Maurizio Garuti, scrittore
Le discutibili scelte dei comuni”
Renzo Zagnoni, Presidente del Gruppo di Studi Alta Valle del Reno
“L’esperienza di ricerca di “Nueter” e il “Dizionario toponomastico
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Una poesia dedicata al 25 aprile

A seguire, una poesia di Maria Cristina Nascosi, in lingua  italiana e in dialetto ferrarese, per ‘non
dimenticare di ricordare
una data importante per tutti, il 64°
della Liberazione: era stata ispirata tempo fa da due film molto belli, ognuno a proprio modo, coinvolgenti ed inerenti al tema:
Tornare per rivivere di Claude Lelouch (Partir revenir) del 1985 ed
Arrivederci, ragazzi (Au revoir, les enfants), di Louis Malle del
1987, lo stesso anno in cui, peraltro, la delicata pellicola aveva
davvero meritato il Leone d’Oro alla Mostra Internazionale d’Arte
Cinematografica
di Venezia.

Mai più¹Auschwitz
Son tornata.
Sì, ce l’ho fatta,
a ritornare
e rivedere
la nostra bella casa,
il giardino,
l’albero,
il pozzo.
Mi pareva di sentire
le urla dei bimbi
riempire il cortile
e la voce di tua madre,
all’ora di cena.
Son tornata,
ma senza te.
Su quel treno-merci
non hai resistito
alla fame,
al freddo,
alla sete,

come tanti altri.

Sei rimasto là,
con tanti altri.
Sì,
son tornata,
ma il mio cuore,
tutto il mio essere,
son rimasti
là
con te.

Maria Cristina Nascosi

A són turnàda.
Sì, a són stada bòna
ad turnàr
e’d védar
la nostra bèla cà,
al zardìn,
l’àrbul,
al pózz.
Am paréva’d séntir
i vèrss di putìn
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Francesco Zanardi “il sindaco del pane”

Francesco Zanardi (Poggio Rusco, 6 gennaio 1873 – Bologna, 18 ottobre 1954) (*)
Dopo gli studi a Poggio Rusco e a Mantova, s’iscrisse all’Università di Bologna dove si laureò
in Chimica e Farmacia. Dirigente del Partito socialista italiano nel mantovano, sulla linea del socialismo umanitario di Camillo Prampolini Prampolini e  Filippo Turati,  si applicò intensamente nell’attività di amministratore.
Fu sindaco di Poggio Rusco (MN) e contemporaneamente consigliere comunale a Bologna nel 1902. A Bologna, nel 1904, fu assessore all’igiene della giunta comunale guidata dal sindaco Enrico Golinelli. Fu anche vice presidente dell’amministrazione provinciale di Mantova tra il 1904 e il 1906. La sua attività d’amministratore
pubblico giunse all’apice il 28 giugno 1914 quando si svolsero a Bologna le elezioni amministrative che per la prima volta portarono la sinistra al governo della città .
Per adempiere al motto elettorale “Pane e alfabeto” Francesco Zanardi fu sindaco designato dalla
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La strada Porrettana. Da Malalbergo a Ferrara. Appunti di viaggio. Franco Ardizzoni

 

Riprendiamo il nostro cammino sulla Porrettana: strada che i miei nonni chiamavano “Strada Alta” per il fatto che in alcuni tratti del suo percorso è sopraelevata di due-tre metri rispetto la campagna circostante. Mi ricordo che dalle finestre del primo piano della casa in cui sono nato e dove ho trascorso gli anni della mia infanzia (vicino a S. Prospero di Galliera), in certe limpide giornate invernali (gennaio-febbraio) si vedeva chiaramente la Strada Porrettana, proprio grazie alla sua posizione “alta”. Dicevano anche (i miei nonni) che era stata disegnata e costruita da un ubriaco, per le numerose curve che contiene.
Ricominciamo il percorso verso Ferrara da dove lo avevamo interrotto la scorsa volta: cioè da Malalbergo. Precisamente lo riprendiamo davanti all’attuale chiesa parrocchiale dedicata a sant’Antonio Abate (in foto sopra). Da un cartello turistico della Regione Emilia Romagna apprendiamo che l’attuale chiesa è stata costruita nel 1953 sullo stesso luogo della precedente, andata distrutta nel 1945 dai bombardamenti dell’ultimo conflitto mondiale. La pala dell’altar maggiore, raffigurante la B.V. del Carmine, S. Antonio Abate e S. Francesco, è attribuita alla scuola dei Carracci. In un altare laterale
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I Caduti di Crevalcore nella Guerra 1915-1918. Paolo Antolini

Per chi si occupa di ricerche legate alla Grande Guerra, è quasi un obbligo cominciare dal monumento ai caduti che si trova spesso nella piazza principale di ogni paese o città d’Italia perché nel suo marmo sono riportati i nomi dei soldati morti sui vari fronti diguerra: così è stato fatto per Crevalcore. Grazie al lavoro di digitalizzazione di gran parte dei documenti depositati presso il Museo Civico del Risorgimento di Bologna, in particolare delle notizie riportate nel volume ” I morti della Provincia di Bologna nella guerra 1915-1918 “ ai nomi abbiamo potuto affiancare grado, reggimento di appartenenza, data e luogo di morte; la ricerca nel database è stata impostata utilizzando la parola chiave “dimorante a Crevalcore” che ha dato un elenco di 228 nomi di soldati deceduti per cause riconosciute di guerra, mentre l’opuscolo che nel 1924 Crevalcore dedicò ai suoi caduti ne riporta 247; non deve stupire perché nella pubblicazione comunale sono elencati i soldati deceduti per malattie
sino al 1924, mentre il volume si ferma al 1920.

Il piano generale di guerra stilato dal nostro Comando Supremo, prevedeva azioni diverse per le varie Armate a seconda del luogo di dislocamento delle stesse: nelle Alpi la 1 Armata doveva stare sulla difensiva, sugli Altipiani Trentini bisognava operare solo per piccole rettifiche Leggi Tutto

Il pane nella storia. Dalle origini ai giorni nostri. Magda Barbieri

Ci era stato proposto di raccontare la storia del pane nella nostra pianura bolognese, e cercheremo di farlo; ma non è possibile parlare di questo alimento chiudendolo dentro i confini di una regione o di una nazione; perché la storia del pane è storia universale. Non c’è paese del mondo, ricco o povero, sulle cui mense non si trovi una qualche forma di pane, o focaccia, o “schiacciata”, lievitata o no, fatta con la farina di frumento o altro cereale affine, macinato e impastato con acqua e cotto al fuoco. Alimento apparentemente semplice,
fatto di pochi elementi basilari, che oggi in tante parti del mondo più ricco è considerato forse dalle giovani generazioni  con scarso interesse, non indispensabile, perché c’è tanto altro da mangiare. Ma per millenni, e fino a pochi decenni fa, il pane è stato l’alimento base, fondamentale e indispensabile per la sopravvivenza dei popoli. 
E’una storia che comincia da un tempo lontanissimo; i libri di storia la fanno risalire al Neolitico( o età della pietra nuova, levigata) e all’Età del Bronzo, e si parla quindi di qualche migliaio di anni prima di Cristo (dal IX al VII mill. a. C.).
Reperti di semi di cereali fossili e di utensili usati per impastare e cuocere il pane, scritti , incisioni e bassorilievi soprattutto in decorazioni di tombe, che riferivano della presenza di frumento e di pane, sono stati trovati via via nel tempo nelle aree archeologiche dove si svilupparono le
antiche civiltà della Mesopotamia, dell’Egitto, del Nord e del Centro Europa, in Grecia e in Italia .

Parlando di pane, si potrebbe ripassare la storia dell’uomo dalle origini ai giorni nostri, la geografia dei continenti, l’agricoltura e l’economia , non solo agraria, delle nazioni, e persino le religioni, cominciando con le tante citazioni del pane nella Bibbia, continuando con l’uso anche religioso e rituale che ne facevano prima i greci poi gli ebrei (con pani azzimi, non lievitati, a Pasqua) e per finire con la preghiera più importante per i
cristiani, che invoca “dacci oggi il nostro pane quotidiano”. Senza dimenticare che uno dei miracoli di Gesù più apprezzati  fu la moltiplicazione dei pani e dei pesci, e il sacramento dell’eucarestia si basa sulla condivisione di pane e vino a memoria dell’ultima cena di Gesù
2000 anni fa.
Un antico proverbio cinese diceva “Se dovessi possedere solo due soldi, con uno comprerei un pane , con l’altro un giglio”
Il pane è stato anche un importante strumento politico usato dai governanti per mantenere il consenso dei sudditi o dei popoli governati. Gli imperatori romani avevano capito che per evitare rivolte della plebe e mantenere l’ordine, bisognava assicurare l’approvvigionamento Leggi Tutto

Cronistoria della ferrovia Bologna-Verona. Mauro Bosi

Finalmente è stata  inaugurata  , sabato  11 novembre 2006,  al Parco Nord di  Crevalcore, alla
graditissima presenza del Presidente del Consiglio  Romano Prodi e di numerose altre autorità , l’attivazione del raddoppio
sulla tratta Bologna-Crevalcore della linea ferroviaria Bologna-Verona.
E’ importante perché è una ulteriore tappa verso il completamento dell’opera; una infrastruttura essenziale e
strategica per l’Europa (collegamento Napoli-Berlino) ma anche per i territori che attraversa.

Rimandando a una futura trattazione,al completamento dell’intera linea, non posso che accennare in modo sintetico e forse frammentario ad alcuni momenti che hanno costellato l’azione di queste comunità spinte dalla fame di servizi trasportistici, per sentirsi meno escluse, meno lontane dai capoluoghi.
Ho parlato di graditissima presenza, quella del Presidente del Consiglio, proprio perché spesso è stato coinvolto su questa tematica :

lo ricordo nell’ottobre del 95, durante il viaggio in treno ritornando da Roma, dove la diocesi di Bologna aveva incontrato il
Santo Padre in sala Nervi, era già il candidato per le elezioni del 96 (che avrebbe vinto) e assieme ad un collega del consiglio comunale lo importunammo sul tema del raddoppio e lui fu gentilissimo, alzandosi dalla sua compagnia e accettando diaffrontare questo tema con lungimiranza
nel suo primo governo (96) si sbloccarono finalmente i finanziamenti, anche se va detto, ad onor del vero, che passi significativi eran
stati fatti già nel governo precedente

più volte ha citato il fatto, ricordandomelo anche nelle congratulazioni  per la mia elezione al consiglio regionale del 2000, che il padre,
ingegnere, alla fine della prima guerra mondiale era stato trattenuto in servizio militare proprio per progettare il raddoppio della Bo-VR.

lo ricordo ancora nel momento più tragico, Leggi Tutto

Scelte importanti per il reddito in agricoltura. Vincenzo Tugnoli

La necessità di salvare l’agricoltura in generale e in particolare una coltura così importante come la barbabietola da zucchero, impone un miglioramento delle attuali rese; l’obiettivo minimo è rappresentato dalle 10 t/ha di saccarosio. Quali colture inserire nella rotazione assume rilevante importanza. Gli effetti dell’avvicendamento si ripercuotono su sanità , fertilità e lavorazioni. La coltura in precessione prediletta in bieticoltura è il cereale.
Le produzioni italiane sono nettamente inferiori a quelle degli altri Paesi della UE.
L’Italia si posiziona agli ultimi posti, con differenze del 20% in tutti i parametri (peso, polarizzazione e zucchero): le zone a minor produzione di saccarosio sono quelle del Centro (5,5 t/ha) in particolare nelle Marche, e al Sud (6 t/ha) con specifico riferimento a aree bieticole della Campania e del Molise, mentre al Nord si riscontrano valori più elevati (7 tonnellate) ma pur sempre lontani dai risultati conseguiti negli altri Paesi Nord-europei (10-11 e anche oltre t/ha).

Non è quindi consigliabile ridurre l’attenzione in particolare nelle tecniche colturali, per non perdere in produttività ed arretrare ancor più.

Fino a pochi anni addietro, questo disavanzo produttivo veniva “ammorbidito” da aiuti integrati nel prezzo di vendita delle barbabietole, autorizzati dalla CEE Leggi Tutto

Note storiche per visite guidate domenicali a Castelli e Chiese di pianura est

LE FORTIFICAZIONI DI PIANURA
La pianura tra i secoli XIV e XV vide la forte esigenza di fortificarsi,
in risposta alle durature lotte tra le nobili famiglie protagoniste
di quell’epoca per la supremazia sul territorio, racchiudendo i
nuclei abitati all’interno di circuiti murari spesso dominati da
rocche e castelli.
A Budrio ad esempio è ancora possibile leggere la forma
dell’antica città  medievale che vide la costruzione di una
prima cinta muraria alla fine del XIV secolo per volere del cardinale
Albornoz
ampliate poi nel secolo successivo ad inglobare il borgo
nuovo sorto in città . Bentivoglio è un esempio di
castello trecentesco, il castello di Ponte Poledrano, riadattato e
ampliato nel XV secolo in residenza di villeggiatura e di svago per
la famiglia Bentivoglio, che ne fecero la propria domus
jocunditatis
.

Infine
Minerbio col suo antico borgo che conserva ancora nella porta
d’ngresso e nella struttura viaria gli antichi caratteri
trecenteschi e che con la famiglia Isolani vide lo sviluppo del
complesso architettonico che comprende la cinquecentesca Rocca, la
villa seicentesca del Triachini e l’elegantissima colombaia
attribuita al Vignola.

Un itinerario che attraverso le tracce ancora
presenti sul territorio vi farà ripercorrere la storia più
antica delle famiglie e delle città di questa pianura.

L’ORATORIO
DELLA NATIVITA’ E LA CHIESA DEL CORNIOLO

Un itinerario alla scoperta di due dei numerosi edifici di culto minori della nostra pianura.

La Chiesa del Corniolo, risalente alla metà
del ‘500, fu fortemente rimaneggiato nel XIX secolo anche se
frammenti della pittura cinquecentesca a motivi vegetali e
antropomorfi attribuita ad Amico Aspertini si possono osservare nelle
pareti dell’interno. I caratteri cinquecenteschi si possono
riconoscere anche nella tipica facciata a capanna che rende
l’edificio subito riconoscibile nel panorama dell’architettura
religiosa bolognese.

L’Oratorio della Natività  a Minerbio,
risalente al XVIII secolo, fu sede prima della Compagnia del
Suffragio
e poi di quella del Santissimo Sacramento di cui conserva
l’rredamento tipico degli edifici adibiti a questo scopo.

All’nterno sono ancora conservati i paramenti
da cerimonia religiosa che attraverso l’approfondimento della guida
permetteranno di ripercorrere la storia della tradizione religiosa
della pianura e di Minerbio in particolare.

SULLE TRACCE DI ALFONSO RUBBIANI E ACHILLE CASANOVA

Alcuni degli edifici più belli del territorio della pianura bolognese sono il risultato dei forti
interventi
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