La strada Porrettana.In viaggio dalla collina alla pianura. Franco Ardizzoni

LA STRADA PORRETTANA . Appunti di viaggio da Sasso Marconi a Ferrara
La strada Statale n.64 Porrettana , che nasce a Pistoia e termina a Ferrara, è uno dei tanti legami, oltre il fiume Reno e la ferrovia, che uniscono la dolce collina bolognese, con le sue cime, con i suoi borghi, i suoi boschi, le sue antiche chiese, alla verde pianura, piatta come un biliardo, con i suoi campi intensamente coltivati, i suoi frutteti, i suoi canali, i castelli o quanto di loro è rimasto. Iniziata nel 1816 in territorio
bolognese, la Porrettana è stata terminata nel 1848, unitamente alla toscana Via Leopolda (così detta in onore del granduca di Toscana Leopoldo II), seguendo un antichissimo tracciato già utilizzato anche dagli Etruschi. La domenica pomeriggio abbiamo l’abitudine, io e mia moglie, di fare un giretto di 2-3 ore verso la collina Bolognese percorrendo la Porrettana fino ai territori di Grizzana, Montovolo o Suviana. Oppure, giunti a Sasso Marconi, imboccando la strada della val di Setta per arrivare a Rioveggio e prendere per S. Benedetto val di Sambro, Monte Fredente, Pian di Balestra, oppure il Passo della Futa. E questo per scoprire caratteristici borghi scarsamente popolati antiche chiesine od oratori, spesso chiuse ed in condizioni precarie, vecchie torri od edifici di antica costruzione dove è stato utilizzata soprattutto la materia prima trovata sul posto: il sasso.

Ma una domenica abbiamo deciso di invertire Leggi Tutto

I boschi di pianura tra passato e futuro. Fabrizio Govoni

Fino
agli inizi del secolo scorso , il territorio compreso tra la Bassa
Pianura Modenese, Ferrarese e Bolognese
è sempre stato
caratterizzato da un paesaggio che vedeva l’alternarsi di ampie
paludi e di estese aree boschive.
Molti
documenti d’archivio testimoniano che nel medioevo erano presenti
nel Centopievese
numerosi boschi: il
Bosco di Ramedello ( 1263 )
situato tra Corporeno e Dosso, il Bosco di Boccacanale ( 1263 )
situato a nord di Penzale, il Bosco di Malaffitto ( 1279 ) dove si
trovano ora i terreni delle Partecipanze di Cento e di Pieve, il
Bosco di Casumaro
(1334 ) e il Bosco del Monte tra Sant’Agostino e
Buonacompra.

Si
trattava di vere e proprie selve costituite presumibilmente da querce
( farnie ), frassini, olmi, aceri, salici e carpini
, collegate tra
loro da piccoli corsi d’acqua sulle cui sponde dominavano ontani e
pioppi.
Luoghi, questi, dove cinghiali, daini , cervi e persino lupi
( 1387 ) non erano poi così tanto rari.


Di queste aree boschive ormai non è rimasto più nulla, se non alcuni relitti di formazione più recente: il Boschetto
della Bisana
nei Comuni di Pieve di Cento e di Galliera, il Bosco
della Panfilia
nel Comune di sant’Agostino e il Boscone della
Mesola
hanno resistito, nel tempo, alle attività dell’uomo , tanto da essere ora soggetti a particolari norme di tutela e di salvaguardia.

Capita
spesso di incontrarvi Guardie Forestali, Guardie Provinciali e
Guardie Ecologiche Volontarie
impegnate ad assolvere al ruolo che
anticamente era ricoperto dai silvani che, in maniera un po’
più specifica, avevano compiti di controllo sul legname,
quello vivo dei boschi e quello tagliato sulle aree pubbliche del
territorio.

A
questi relitti vegetali vengono ancor oggi
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La pianura: scenario famigliare. Sara Poluzzi

Pensieri e parole percorrendo gli argini di Reno e Samoggia

Testo e foto di Sara Poluzzi. da “Marefosca” Aprile 2006

L‘aria è fredda e pungente, odora di terra bagnata e intorno non si odono rumori, tranne quello dei passi miei e del mio cane Conan, che scricchilano leggermente sull’erba coperta di brina. Si intravedono,  in lontananza, testimonianze di attività umane: qualche camino che fuma, qualche macchina, così lomtana da non percepirne veramente la presenza. La nebbia avvolge i nostri passi, a distanza, quasi con discrezione; attorno a me vedo lo scenario famigliare: la Pianura.

Mi pervade la bella sensazione di essere a casa, di poter finalmente lasciare libera la mia vista di sconfinare, fino a dominare il paesaggio, almeno fino a dove la nebbia me lo consente. La vastità del cielo in questi luoghi può sconvolgere, può sembrare talmemte sproporzionata da creare un senso di oppressione in chi non vi è abituatoma non per chi, come me, ci è nato, per me che cerco sempre punti in cui il mio sguardo possa liberarsi oltre i palazzi, oltre le montagne, dove io possa sentirmi come mi sento quando supero la periferia di Bologna e l’appiattimento del paesaggio e l’allargarsi del cielo mi dicono che sono quasi giunta a destinazione, che sono quasi a casa.

Da quando non abito più stabilmente a Decima, Leggi Tutto

Il fascismo e le canzoni…censurate. Luigi Arbizzani

Articolo di Luigi Arbizzani  estratto da “Fascismo, guerra, riconquistata libertà nei “Fogli volanti” popolari (1920-1946) , a cura di Gian Paolo Borghi.

“Alla fine degli anni Sessanta, Gianni Bosio mi inviò un pacchetto di carte originali- sottratte certamente negli anni della “repubblichina di Salò” da una stazione di Reali Carabinieri della bassa bolognese- relative ad alcuni anni del ventennio fascista, perchè curassi la produzione di uno dei volumi pubblicati a ciclostile dalle Edizioni il Gallo, nella collana “Strumenti di lavoro/Archivi del movimento operaio“.
Il volume venne annunciato (con raccolta di documenti relativi al 1929, l’anno del plebiscito fascista) ma non fu mai definitivamente predisposto.
Ho riguardato quei documenti per una ricerca che avevo in corso relativa al 1° Maggio, ricordando delle circolari che proibivano dischi contenenti inni sovversivi fra i quali “Il primo Maggio”. I documenti relativi si canti sovversivi che ho tratto da quel piccolo fondo di carte sono in effetti sei, e ritengo siano documenti da segnalare per il tragico e il buffo che da essi si evince.
Quattro documenti impartiscono ordini per il controllo ed il sequestro di una serie particolare di dischi contenenti canti famosi dell’innodia
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2 giugno 1946: nasce la Repubblica italiana

Il 2 giugno 1946 è una data importante , decisiva per l’Italia , di quelle che segnano una svolta fondamentale per la storia di una Nazione. Quel giorno, infatti , 28 milioni di italiani furono chiamati alle urne, per un voto finalmente democratico e “universale”, per scegliere tra Repubblica e Monarchia e per eleggere i 556 deputati  dell’Assemblea Costituente, incaricata di redigere la nuova Costituzione.
Gli italiani, a maggioranza,  scelsero la Repubblica , con 12.717.928 voti a favore (54,3%), contro i 10.769.284  che avevano espresso preferenza per la Monarchia (vigente dal 1860, con la dinastia dei Savoia). Voti nulli: 1.498.138
Per la prima volta ebbero diritto al voto anche le donne, grazie al Decreto legislativo luogotenenziale n. 23  dell’1 febbraio  1945 , quando l’Italia era ancora in parte occupata e in guerra, e la parte libera si era data un Governo provvisorio costituito dai partiti del Comitato di Liberazione Nazionale (CLN). Un decreto successivo, del 10 marzo 1946, in un’Italia già libera, concedeva alle donne anche la possibilità di essere elette,  nell’Assemblea Costituente e nelle altre istituzioni. In quel primo importante Organo furono 21 le
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La Partecipanza di S. Giovanni in Persiceto. Magda Barbieri

Sicuramente non è dovuto al caso il fatto che ben 5 delle 6 Partecipanze emiliane  presenti e attive ancora oggi, si trovino tutte in un’ area a sinistra del Reno, attuale e  “vecchio”, della Samoggia “vecchia” e intorno agli antichi alvei del  Panaro, del suo affluente Muzza e di altri “rii ” e “flumicelli”  ad essi  collegati.
L’origine delle Partecipanze emiliane  non è quindi  tanto  attribuibile (come si continua a raccontare,  per tradizione popolare antica) ai lasciti di terreni della Contessa Matilde di Canossa, defunta nel 1115 (proprietaria per un certo tempo di queste  e di ben altre e più vaste terre, in Emilia e in altre regioni),  quanto piuttosto alle caratteristiche naturali del territorio , alle esigenze della bonificazione e colonizzazione, e alle antiche  consuetudini instaurate, prima ancora della presenza della contessa,  dai Monasteri, in primo luogo quello di
Nonantola, e dai Vescovi e “Signori” proprietari, di dare in affitto a particolari
condizioni  i terreni paludosi , vallivi, boschivi e incolti di queste
zone , agli “huomini”, o capifamiglia,   delle rispettive località,
perchè li rendessero coltivabili e fruttiferi
.

Si trova citazione di un documento del 1017  in cui si legge che il marchese Bonifacio di Toscana (padre di Matilde di Canossa) donò Leggi Tutto

Assemblea del 18/03/06

ASSEMBLEA DEL GRUPPO DI
STUDI PIANURA DEL RENO. 18/03//2006 VERBALE
Ore 10 – Museo della
Civiltà Contadina di S. Marino di Bentivoglio

Presenti: Magda
Barbieri (presidente), Mauro Fizzoni (vicepresidente), i consiglieri
Angela Abbati, Franco Ardizzoni, Vincenzo Tugnoli e i soci Antonio
Bonomi, Enrico Fiorentini, Katia Arbizzani, Tullio Calori, Luciano
Manini, Beatrice Celli, Mauro Risi, Massimo Pancaldi e gli amici e
collaboratori Paolo Antolini e Rino Battistini.

Assenti giustificati:
Anna Fini, Filitea Ippoliti, Elisabetta Zambelli, Fabio Govoni.

Trattandosi di seduta in
seconda convocazione, l’assemblea dei soci raggiunge il numero
legale
.

Viene nominata segretaria
per verbalizzre la seduta la signora Katia Arbizzani.

All’odg. i seguenti
argomenti.

  1. Approvazione del
    Bilancio Consuntivo 2005

  2. Approvazione del
    Bilancio Preventivo 2006

  3. Valutazione delle
    proposte di attività per il 2006.

  4. Informazioni sulle
    iniziative fatte o in corso

  5. Varie ed eventuali

1) BILANCIO CONSUNTIVO
2005

La presidente illustra
brevemente i punti salienti del bilancio, di cui i soci sono stati
comunque preventivamente informati tramite copia dei prospetti e del
verbale del Consiglio relativo allo stesso punto, inviati ai soci
insieme alla convocazione. In particolare, oltre alle spese
effettuate e documentate per la realizzazione del convegno su
“L’acqua un bene da salvare”, Leggi Tutto

C’era una volta…” La navigazione sul Reno”. Franco Ardizzoni

La navigazione sul Reno nel Medioevo.
Saggio di Franco Ardizzoni in “al sÃs” , rivista periodica edita dal Gruppo di Studi “10 righe” e dal Comune di Sasso Marconi. n. 10 /2004
Dove e quando
Un diploma di Berengario I
re d’Italia, databile fra l’anno 898 ed il 905 (IX-X secolo)
concede al vescovo ed alla Chiesa di Bologna il porto delle navi sul
Reno presso il mercato della Selva Piscariola (1)
Dove si trovasse esattamente questo porto sul Reno – scrive Ivan Pini-  e il
mercato della selva Piscariola, non è possibile stabilirlo con
esattezza così come non è neppure da escludere a priori
che il porto ed il mercato fossero localizzati in sedi diverse.
Comunque si può fare solo l’ipotesi che il porto in
questione (ed eventualmente il mercato) si trovassero al
limite della navigabilità  del fiume Reno
, cioè poco
a nord del ponte della via Emilia (2)
Ma questo approdo di
navi, dice Alfeo Giacomelli, più che l’indice di
navigabilità  del
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Alessandro Maccaferri. Un artista della pianura del Reno. Franco Ardizzoni

“Nato a
San Vincenzo di Galliera
il 21 luglio 1857, Alessandro Maccaferri fin dall’infanzia
dimostrò una particolare predisposizione per il disegno e
l’arte pittorica. Ammesso all’Accademia di Belle Arti di Bologna
divenne presto l’idolo dei suoi compagni.
A
quattordici anni vinse il premio assegnato per il periodo delle
vacanze. Il premio consisteva in un soggiorno di sei mesi a Firenze,
dove l’inestimabile patrimonio delle opere artistiche disseminate
per la città, nelle cattedrali, nei musei e nella pinacoteca
doveva affinare il senso d’arte dello studioso, innamorato
dell’arte.

Il
giovane Maccaferri vinse la borsa di studio a Firenze a soli 14 anni
con un lavoro di riproduzione di un particolare di uno dei più
famosi quadri pittorici esistenti nel mondo: la deposizione
del corpo di Cristo dalla Croce, opera dello spagnolo Esteban
Murillo.
Il lavoro
del Maccaferri riproduce la testa di una dolente che assiste alla
pietosa scena della deposizione.
Il quadro
venne donato dallo stesso Maccaferri, nell’anno della sua
esecuzione, cioè nel 1871, al Municipio di Galliera, dove è
ancora oggi conservato nell’ufficio del sindaco.

Per le
sue doti d’ingegno e di equilibrio ed il garbo e la discrezione dei
modi e delle parole fu il prediletto dei suoi Insegnanti-Artisti
dell’Accademia, fra i quali i celeberrimi professori Ferri e
Piccinelli
.

 

I suoi
primi guadagni li fece collaborando ad un’opera scientifica di
straordinario valore: “Sulla storia della Teratologia”
(Teratologia = Studio delle mostruosità animali e
vegetali) dell’illustre professore Cesare Taruffi,
ordinario di Patologia all’Università di Bologna. I disegni
e le illustrazioni che adornano a migliaia la colossale mole di
quest’opera, unica al mondo nel suo genere, sono di mano del
Maccaferri. Per parecchi anni, si può dire, visse in
dimestichezza
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“Caserme rosse”. Il lager di Bologna. Armando Sarti

A Bologna, in via di Corticella al civico 147, si trova il portale di ingresso di ciò che resta del “lager di Bologna” dopo il bombardamento aereo alleato del 12 ottobre 1944, che demolì oltre il 90% della cubatura dei fabbricati allora esistenti, dove erano rinchiusi migliaia di rastrellati in attesa della deportazione. Cinque dei sei imponenti fabbricati a forma di U, le palazzine comando, altri fabbricati minori, sotto il peso distruttivo di 750 ordigni da 100 libbre sganciati durante l’attacco aereo del 47° Bomb Wing dell’Air Force americana che avvenne dalle ore 12 alle ore 14, come si è appreso dall’apertura avvenuta qualche anno fa degli archivi dei servizi segreti americani riguardo i bombardamenti aerei della seconda guerra mondiale, furono rasi al suolo. Gli americani pensavano di colpire un complesso militare nemico, non sapevano che Caserme Rosse era un campo di prigionia. Solo su Caserme Rosse quel giorno caddero oltre 34.000 kg di bombe costruite sì per demolire, ma soprattutto per ferire ed uccidere gli uomini: ogni ordigno era in grado di colpire, con il suo effetto schegge, uomini allo scoperto nel raggio 60 metri dall’esplosione. 

I reclusi nel lager di Caserme Rosse, oltre a temere la furia nazista ed il sempre presente pericolo dell’immediata deportazione nei campi di prigionia Leggi Tutto