La modernità di Guglielmo Marconi
Note di Pia Brugnatelli Coordinatrice editoriale di Storica National Geographic*
«Un giorno sarà possibile mandare messaggi in ogni angolo della terra utilizzando una quantità così piccola di energia, che anche i costi saranno molto bassi». Con queste parole, pronunciate nel dicembre 1909 in occasione dell’assegnazione del premio Nobel per la fisica, Guglielmo Marconi dava prova della lungimiranza che lo aveva portato a raggiungere risultati straordinari.
La figura del grande inventore che nel 1896 brevettò per primo il telegrafo senza fili – nato a Bologna il 25 aprile di centocinquant’anni fa – mostra tratti d’impressionante modernità. Appassionatosi fin da giovane agli studi sull’elettricità, a soli vent’anni, prima ancora di laurearsi, si dedicò a sperimentazioni sulla trasmissione di onde elettromagnetiche, riuscendo per primo nel 1895 a inviare un segnale radio a oltre due chilometri di distanza, e a superare un ostacolo naturale (una collinetta nella località di Sasso, all’epoca non ancora detta Sasso Marconi). Le decisioni che prese a partire da questo risultato straordinario segnarono la storia delle comunicazioni, e suonano al contempo estremamente familiari ai giovani d’oggi. Su consiglio della madre, di origini irlandesi, decise d’interrompere gli studi, trasferirsi in Inghilterra, Paese tecnologicamente all’avanguardia dove poteva godere dell’appoggio di parenti facoltosi e ben introdotti, e cercare investitori per mettere a reddito la sua incredibile scoperta.
Come per i grandi nomi di oggi della Silicon Valley, il punto di forza di Marconi fu di saper associare alla grande capacità inventiva un’altrettanto sviluppata vocazione imprenditoriale e comunicativa. Nel 1901, a distanza di soli sei anni dal suo esperimento, il ventisettenne aveva fondato la Marconi’s wireless telegraph company e ottenuto il suo obiettivo di maggior eco mondiale: connettere le due coste dell’Atlantico attraverso un segnale senza fili. Marconi era consapevole di dover fare affidamento su risultati spettacolari per far sì che la radiotelegrafia si diffondesse in tutto il mondo: ad esempio, nel 1899 offrì i propri servizi alla stampa per la cronaca dell’America’s Cup. Di fatto, l’evento decisivo per l’assegnazione del Nobel per la fisica (fu il primo italiano a ottenerlo, all’età di appena trentacinque anni) fu il ruolo giocato dalla nuovissima figura del marconista (l’operatore radio) in occasione dello scontro tra le imbarcazioni Republic e Florida, in cui fu proprio la possibilità d’inviare un SOS a salvare i 1700 passeggeri a bordo.
Come affermò lui stesso in un messaggio radio del 1937, l’anno della sua morte, «la radiodiffusione, con tutta l’importanza che ha raggiunto e i vasti campi inesplorati che restano ancora aperti, non è – secondo me – la parte più significativa delle comunicazioni moderne, in quanto è una comunicazione ‘a senso unico’. Un’importanza assai maggiore è legata, a mio parere, alla possibilità fornita dalla radio di scambiare comunicazioni ovunque i corrispondenti possano essere situati, sia nel mezzo dell’oceano, che sul pack ghiacciato del Polo, nelle piane del deserto oppure sopra le nuvole in aeroplano». Fu questa sua capacità immaginativa, unita alla concretezza, a rendere Marconi il pioniere una delle invenzioni di maggior rilievo per la nascita del mondo contemporaneo: quello fondato sulle radiocomunicazioni, che tanto impatto hanno sulle nostre vite.
* Fonte: newsletter del 4 maggio 2024
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PS
*** Sull’argomento, da leggere anche l’articolo su questo sito, scritto nel 2009 dal nostro compianto socio fondatore e consigliere Franco Ardizzoni e pubblicato in anni seguenti:
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Viaggio sulle orme di Guglielmo Marconi in USA. Franco Ardizzoni