In occasione dell’80° anniversario della caduta del fascismo (25 luglio 1943, ndr), il Museo civico del Risorgimento pubblica un nuovo scenario dedicato alle vicende del Ventennio in territorio bolognese sul portale Storia e Memoria di Bologna, progetto digitale che si propone di rendere accessibile a tutti la memoria sugli avvenimenti storici nel periodo compreso tra l’età napoleonica e la Liberazione del 1945.
Il nuovo focus tematico, raggiungibile all’indirizzo
www.storiaememoriadibologna.it/il-ventennio-19-43
racconta la quotidianità nell’area bolognese durante il cosiddetto “Ventennio”, il periodo che va dalla fine della Grande Guerra nel 1918 alla firma dell’armistizio dell’8 settembre 1943, giorno in cui iniziò la lotta contro l’occupazione nazista. L’attenzione e la narrazione si sono concentrate sugli aspetti politici e sul conseguente antagonismo tra fascismo e antifascismo, senza tuttavia tralasciare la vita sociale, culturale, artistica, civile e religiosa della città, utilizzando l’ampia bibliografia esistente e le fonti ufficiali.
Lo scenario in numeri: 129 luoghi rilevanti, tra insediamenti e luoghi di interesse storico; 5.467 biografie di persone, di cui circa 4.000 completamente inedite; 58 approfondimenti su giornali e riviste; 976 eventi; 23.345 files multimediali tra foto, video e documenti. Non si tratta di un lavoro concluso ma di un percorso in divenire, continuamente implementato con nuovi approfondimenti e l’aggiornamento di quelli esistenti.
* Riportiamo qui a titolo di esempio la scheda riguardante il settimanale fascista ”L’Assalto”
- Scheda
Il 4.11.1920 uscì un “Numero saggio” de “L’Assalto” con il sottotitolo “Giornale del fascismo”.
Era stato fatto da Giovanni Leone Castelli, detto Nanni, un ex legionario fiumano di Foggia che stava prestando il servizio militare a Bologna. La testata fu rilevata dal Fascio di Bologna e il 8.11 uscì il primo numero con il sottotitolo “Periodico del Fascio bolognese di combattimento”. Era diretto da Leandro Arpinati, il capo del Fascio bolognese. Divenne l’organo ufficiale del fascismo bolognese e uscì, con periodicità settimanale, sino al 24.7.1943. Il giorno dopo cadde il regime. Alla direzione si alternarono dirigenti politici e giornalisti. Questa la successione: Dino Grandi (1921 e 22) e poi Gino Baroncini (1922-24), ma il nome non apparve in gerenza. Tra la fine del 1921 e l’inizio del 1922, il giornale fu affidato a Giorgio Pini (sotto la supervisione di Baroncini divenuto segretario della federazione) anche se cominciò a firmare nell’estate 1924. Seguirono Gian Luigi Mercuri 2.6.1928), morto il quale il giornale passò a Leo Longanesi (6.7.1929).
Cacciato Longanesi nell’ottobre 1931, perché aveva scritto un articolo contro il senatore Giuseppe Tanari, fu nominato Ezio Balducci (17.10.1931). Il 12.1.1935, in base alla disposizione che i settimanali fascisti dovevano essere diretti dal segretario federale, cominciò a firmare Cesare Colliva, il quale affidò il giornale a Calimero Barilli (uno dei redattori più anziani) e ad Alberto Giovannini (omonimo del deputato liberale bolognese). Il 14.8.1936 fu nominato Giovannini al quale successe Carlo Savoia il 9.4.1938. Il 10.2.1940 arrivò Gianni Granzotto, il quale, il 6.4.1940, lasciò l’incarico a Carlo Raimondo Manzini (da non confondere con il quasi omonimo Pier Raimondo Manzini direttore de “L’Avvenire d’Italia”). Il 14.6.1940 fu incaricato Fernando Bernardini al quale, il 9.5.1941, successe Gaetano Gardini detto Nino con la qualifica di reggente, dal momento che Bernardini aveva conservato la carica, pur essendo andato militare. L’1.1.1942, quando Gardini fu chiamato alle armi, la reggenza passò a Renato Dell’Oste.
Dopo l’invasione tedesca e la nascita della RSI, il giornale riprese le pubblicazioni il 15.10.1943, diretto dal rettore universitario Goffredo Coppola. Aveva il sottotitolo “Quindicinale della Federazione Repubblicana Fascista della ‘Decima Legio’”. Con il n.12 del 15.4.1944 la direzione fu assunta da Girolamo Cosimini. Fu in seguito diretto – ma non si conoscono le date – da Leonardo Chiara e Vittorio Donadeo.
Le collezioni del giornale, per questo periodo, sono incomplete e pare che l’ultimo numero sia uscito il 22.9.1944. In tutto sarebbero stati fatti 33 numeri. Il giornale, controllato da elementi dell’ala oltranzista del PRF, ebbe problemi con le autorità della RSI.
Fu sequestrato almeno due volte: il 15.4.1944 per «attacchi a persone ed a reparti delle FF.AA. Repubblicane» (ACS, RSI, MI, DGPS, SCP, b.37, “L’Assalto”) e il 6.5.1944 per critiche alla RSI. [O]
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