Lettere che cambiarono il mondo
Annalisa Palumbo –Coordinatrice editoriale Storica National Geographic (*)
Intorno all’VIII secolo, se non prima, in Asia si sviluppò una tecnica per produrre diverse copie di un testo senza ricorrere alla copiatura manuale: la xilografia. I testi e le immagini erano incisi in rilievo su una tavoletta di legno (in greco, xylon), che veniva cosparsa d’inchiostro e quindi impressa su fogli di carta o seta delle dimensioni della tavoletta stessa. Il primo esempio di libro stampato antico giunto fino a noi è il Sutra del diamante, dell’868.
Sebbene per tutto il XIII secolo in Cina si sia tentato di creare un sistema di stampa con caratteri mobili, la complessità della scrittura cinese e l’immenso numero di segni da riprodurre resero impossibile l’impresa. D’altro canto nel 1377, nel tempio di Heungdeok, in Corea, fu stampato il primo libro a caratteri mobili in cinese semplificato che sia sopravvissuto fino a noi: il Jikji, una raccolta d’insegnamenti dei grandi sacerdoti. Tuttavia la stampa a caratteri mobili non ebbe troppo successo e finì per scomparire.
Negli stessi anni in Europa aveva luogo una corsa alla creazione di un sistema analogo: gli artigiani e i primi stampatori mantenevano il più stretto riserbo sui progressi fatti in questo campo per evitare quello che oggi definiremmo una sorta di spionaggio industriale. Sia come sia, in mezzo a decine di prototipi di lettere e modalità di stampa, quella che ebbe successo fu la pressa con lettere metalliche inventata da Johann Gensfleisch zur Laden, meglio noto come Gutenberg. (**)
–Come si fabbrica una lettera metallica?
L’artigiano che voleva creare caratteri mobili doveva conoscere a fondo le leghe metalliche e dominare la tecnica di fabbricazione dei punzoni, perché quello era un compito di estrema precisione, simile all’oreficeria, un mestiere che Gutenberg conosceva molto bene. Il processo prendeva avvio con l’incisione di un carattere in rilievo (una lettera o un segno di punteggiatura) a rovescio, sull’estremità di un punzone d’acciaio. Il punzone veniva poi battuto con un martello su un blocco di metallo più morbido, generalmente rame, per incidervi l’immagine della lettera. Questa incisione prodotta nel rame costituiva lo stampo, detto matrice, che aveva la forma della lettera non più a rovescio, ma dritta.
La matrice si collocava sotto uno stampo regolabile, detto forma, tramite cui si introduceva il metallo fuso. Quando la lega si raffreddava, si ritirava lo stampo e il tipo metallico era pronto: un’immagine del segno in rilievo, al rovescio, che poteva venire trasferita su carta. Così si producevano centinaia di caratteri mobili identici. I tipi venivano disposti (combinando maiuscole, minuscole, corsivi, spazi, segni di punteggiatura) nel compositoio, uno strumento per comporre le linee che venivano poi deposte su uno stampo della pagina scritto a rovescio. Le pagine erano inserite nella pressa, inchiostrate e quindi stampate.
Questo sistema potrà oggi sembrare scontato, ma l‘invenzione della stampa a caratteri mobili costituì una rivoluzione silenziosa che presto avrebbe posto fine al Medioevo e avrebbe scortato l’umanità fino all’Età Moderna.
Annalisa Palumbo (*) News Letter di Storica – febbraio 2023
Foto:
1 – Incisione di Jan van der Straet , detto Giovanni Stradano, che rappresenta una tipografia verso la fine del 1500. Immagine da Storica
2 – Pressa del XVI secolo ricostruita simile a quella di Gutenberg. Foto da Storica
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– (**) Gutenberg, la rivoluzione delle lettere metalliche: https://www.storicang.it/a/gutenberg-rivoluzione-delle-lettere-metalliche_14678
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