Da quando si è iniziato a calcolare il tempo, le datazioni , in Italia e nel mondo, hanno seguito calendari diversi. A lungo sotto la repubblica e poi l’Impero Romano gli anni furono contati “ab Urbe condita”, cioè a partire dalla fondazione della città, nel 753 a.C. Dal 46 a.C., poi, l’anno in cui Giulio Cesare fu pontefice massimo, la scansione dei mesi iniziò a seguire il calendario “giuliano”, basato sul ciclo delle stagioni.
Il conto degli anni che usiamo adesso, quello a partire dalla nascita di Cristo fu il monaco Dionigi il Piccolo, vissuto nel VI secolo, a inventare questo sistema per il mondo cristiano. Calcolò l’anno di nascita di Gesù in base alla morte di re Erode, da lui situata appunto 753 anni dopo la fondazione di Roma, e fece partire l’Era cristiana, divisa in 2 parti, indicate nelle date come d. C. cioè dopo Cristo, mentre gli anni precedenti, contati all’indietro, erano indicati come a. C. cioè avanti Cristo. Il calendario prese piede in tutta Europa, soprattutto grazie all’imperatore Carlo Magno, che lo diffuse nell’Impero Carolingio, ed è tuttora usato in moltissimi Paesi del mondo.
Ma c’era un piccolo errore di calcolo rispetto all’anno astronomico, tale per cui nel XVI secolo si erano accumulati una decina di giorni di ritardo. Quando questo slittamento cominciò a riguardare anche il calendario liturgico, rimandando perfino la Pasqua, papa Gregorio XIII decise d’intervenire e impose sui Paesi cattolici il calendario gregoriano, corretto in modo da ovviare all’errore di calcolo: per recuperare il ritardo, nell’anno della sua promulgazione, il 1582, il mese di ottobre saltò dieci giorni (1).
- Calendario della Rivoluzione francese (2)
La Rivoluzione francese, dopo aver creato il Sistema metrico decimale (“Sistema metrico provvisorio“, 1º agosto 1793), intervenne sul calendario, la cui riforma era attesa sin dal 1789. Il progetto fu presentato alla Convenzione nazionale il 20 settembre 1793 e utilizzato in Francia a partire dal 24 ottobre 1793.
Il calendario rivoluzionario francese o calendario repubblicano francese (calendrier révolutionnaire français o calendrier républicain français) fu stabilito per commemorare la fine della monarchia e la nascita della repubblica. La sua epoca, cioè il capodanno dell’anno I, fu stabilita il 22 settembre 1792, giorno di proclamazione della Repubblica.
Esso fu elaborato da una commissione scientifica alla quale parteciparono Joseph-Louis Lagrange, Gaspard Monge, Joseph Jerôme de Lalande, Pierre Simon Laplace e altri, e presieduta da Gilbert Romme, professore di matematica.
La riforma fu motivata, come dichiarò Gilbert Romme, dal fatto che il tempo nuovo determinato dalla Rivoluzione doveva «incidere con un nuovo bulino gli annali della Francia rigenerata», rinnegando «l’era volgare, era della crudeltà, della menzogna, della perfidia, della schiavitù; essa è finita con la monarchia, fonte di tutti i nostri mali».
Costruito sul sistema decimale, il tempo nuovo si fondava sulla scienza moderna e decristianizzato, eliminando i cicli settimanali della religione ebraica e cattolica, definita “complice di tutti i crimini del Re” dal deputato protestante François-Antoine de Boissy d’Anglas, assumendo valori laici. Avendo a base il sistema agricolo, avrebbe mostrato al popolo, disse Fabre d’Églantine, «le ricchezze della natura, per fargli amare i campi e designargli con metodo l’ordine delle influenze del cielo e delle produzioni della terra». Associando a ogni giorno il nome di un prodotto della natura, di uno strumento agricolo o di un animale domestico si mostravano «tutti gli oggetti che compongono la vera ricchezza nazionale».
Il calendario repubblicano venne soppresso da Napoleone I con decreto del 22 fruttidoro anno XIII (9 settembre 1805), e il calendario gregoriano rientrò in vigore dal 1º gennaio 1806. Nel 1871, durante la Comune di Parigi fu adottato a partire dal 5 maggio, o 15 fiorile secondo il Calendario rivoluzionario.
Un anno del calendario rivoluzionario era diviso in 12 mesi di 30 giorni ciascuno (360 giorni) più 5 (6 negli anni bisestili) aggiunti alla fine dell’anno per pareggiare il conto con l’anno tropico (365 giorni, 5 ore, 48 minuti e 46 secondi). Ciascun mese era diviso in tre decadi; in ciascuna decade vi erano 8 giorni e mezzo di lavoro e uno e mezzo solo di riposo assicurato (il pomeriggio del quintidì e il decadì). Il passaggio da un sistema settimanale a uno decadico aveva come conseguenza per i lavoratori l’aumento da 52 a 54 dei giorni di riposo all’anno (escludendo dal conto le feste religiose da un lato, e le nuove feste rivoluzionarie, tra cui i giorni Sanculottidi, dall’altro).
Ogni giorno è composto da 10 ore, divisa ciascuna in 10 decimi o 100 minuti (centesimi); ogni minuto ha 100 secondi e ogni ora corrisponde perciò a 2 ore e 24 minuti dell’orologio classico sessagesimale.
Ogni nome di mese richiama un aspetto del clima francese (dicembre, “nevoso”, la neve) o di momenti importanti della vita contadina francese (settembre, “vendemmiaio”, vendemmia). Ogni mese era associato a una figura femminile con intento allegorico.
La corrispondenza di date è appresso riportata a titolo indicativo. In effetti varia leggermente da un anno all’altro, a causa della mancata coincidenza del giorno in più nell’anno bisestile.
– I dodici mesi del calendario repubblicano francese
Autunno: vendemmiaio (vendémiaire), brumaio (brumaire), frimaio (frimaire)
Inverno : nevoso (nivôse), piovoso (pluviôse), ventoso (ventôse)
Primavera : germinale o germile (germinal), fiorile o floreale (floréal) pratile (prairial)
Estate: messidoro (messidor), termidoro (thermidor) , fruttidoro (fructidor)
– I sei giorni supplementari di fine anno, i giorni sanculottidi:
Giorno della virtù (17 settembre)
Giorno del genio (18 settembre)
Giorno del lavoro (19 settembre)
Giorno dell’opinione (20 settembre)
Giorno delle ricompense (21 settembre)
Giorno della rivoluzione (22 settembre, solo negli anni bisestili)
…….
Il calendario rivoluzionario, nato con la proclamazione della Repubblica in Francia, venne poi adottato anche in Italia negli Stati creati da Napoleone e in Belgio.
Restò in vigore per soli 12 anni, sino al 31 dicembre 1805, e fu riadottato per soli 18 giorni dalla Comune di Parigi del 1871. Nessuno stato al mondo lo ha più utilizzato (2).
Calendario dell’Era Fascista (1)
Ci fu però un periodo, nella storia recente italiana, in cui il calendario usato fu un altro: quello della cosiddetta Era fascista. Fu introdotto obbligatoriamente il 29 ottobre 1927, e la sua datazione si può rintracciare tuttora su alcuni monumenti eretti durante il ventennio, sulle lire in corso all’epoca, perfino sulle pagelle ( vedi esempio in foto a sinistra) e i diari dei bambini. Quando inizia l’Era fascista? Il giorno della marcia su Roma. Fu il 28 ottobre 1922 che il partito fascista, che alle elezioni del 1921 aveva ottenuto soltanto 35 seggi sui 535 del parlamento, ottenne di entrare a forza nel governo sotto la guida di Benito Mussolini. La marcia di circa 25mila camicie nere sulla capitale, che minacciavano di prendere il potere con la violenza se il re non l’avesse concessa spontaneamente, segnò l’atto di nascita del regime fascista: un ventennio di dittatura, repressione violenta degli oppositori politici, discriminazioni sistematiche, colonialismo e censura, che culminò con l’ingresso in guerra dell’Italia accanto alla Germania nazista. L’”Era fascista” si concluse tecnicamente il 25 luglio 1943, con la caduta del regime e l’arresto di Mussolini. Tuttavia, le conseguenze del ventennio in Italia avrebbero continuato a farsi sentire ancora ben oltre la fine del suo calendario. (1).
FONTI:
(1) dalla News Letter di Pia Brugnatelli- Coordinatrice editoriale Storica National Geographic
e https://www.storicang.it/a/1582-lanno-in-cui-ottobre-duro-ventun-giorni_15336
(2) https://it.wikipedia.org/wiki/Calendario_rivoluzionario_francese
vedi anche per altri calendari e foto: