E’ l’edificio storico simbolo più antico di questo comune, sempre al centro di eventi e dell’attenzione nei secoli, e fino ad oggi.
– Ricerca storica di Adriano Orlandini –
“Eretta nel 1378, la rocca faceva parte di un vasto sistema difensivo organizzato dal Comune di Bologna a volte in contrasto con il Vescovo della città, per il controllo politico-militare di questi territori di confine. In epoca medievale furono inoltre costruiti e rinforzati altri castelli e torri, controllati dal Comune o dal Vescovo: la Galeazza, Forcello, Canoli, Massummatico, Galliera e altri. Anche la Comunità di Cento, in particolare, vive questi anni travagliati da vicende interne tendendo verso una maggiore autonomia politica, rivendicata sia nei confronti del Comune Bolognese che del Vescovo, Signore di gran parte di queste terre.
Alla seconda metà del Trecento i documenti descrivono la rocca, dopo i lavori fatti dal Comune di Bologna (senza darne una descrizione precisa), ormai completa di mura e torri merlate, con una ventina di soldati di presidio in tempo di pace e forse contrapposta anche politicamente a quella del vescovo, gìà esistente a Cento ma presto scomparsa e ancora di incerta collocazione. Come detto, non siamo in grado di descrivere le dimensioni concrete di questi lavori, ma le vicende architettoniche dell’edificio, già nel corso dei primi anni del Quattrocento, subiscono ulteriori e continui rifacimenti anche a causa di gravi danni portati durante gli attacchi delle le milizie del Duca di Milano contro il Vescovo bolognese: le soldatesche attraversarono più volte il territorio e le cronache del tempo descrivono gli scontri sotto la rocca con l’ausilio di torri mobili da assedio e i sanguinosi capovolgimenti di fronte verificatisi anche all’interno della città, che passò di mano più volte.
In seguito a nuovi e definitivi rapporti politici fra il Comune Bolognese e il Vescovato, il Vescovo Calandrini prende possesso della rocca e la ricostruisce in gran parte, tra il 1460 e il 1465, compreso il Mastio (nella forma che conosciamo), come descritto nella epigrafe posta sopra l’ingresso attuale. Il successore Giuliano Della Rovere, in seguito eletto Papa con il nome di Giulio II, verso la fine del secolo prosegue i lavori e la completa con la costruzione delle torri angolari. Inoltre provvede a notevoli ristrutturazioni interne per farne la sua dimora privata, ricavandovi un ampio appartamento decorato, oggi solo in parte riconoscibile. Dopo quei complessi e ripetuti interventi la rocca assume il suo aspetto definitivo e nonostante alcune vicende belliche che hanno attraversato questi territori è rimasta praticamente intatta.
Nel 1630, durante la peste, la rocca viene trasformata in lazzaretto e in seguito l’amministrazione pontificia la destinò anche a carcere di stato. In epoca napoleonica viene demolito il rivellino (1803) sotto il mastio e gli edifici interni vengono definitivamente trasformati in penitenziario; è di questi anni l’apertura delle nuove finestre, in parte tamponate, che vediamo sulle pareti esterne. Anche dopo l’Unità d’Italia non cambia la destinazione d’uso della rocca che rimane Carcere Sussidiario – poi Mandamentale – fino al 1969.
Il disegno ci mostra questo monumento cittadino – così come appare ai giorni nostri – dopo una lunga serie di restauri (peraltro non ancora ultimati) che hanno per scopo l’utilizzo pubblico dei suoi ambienti a testimonianza della storia antichissima della Comunità”
Adriano Orlandini
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FOTO
1- La Rocca di Cento in foto recente. Gli ambienti interni sono spesso utilizzati per mostre, incontri ed eventi di carattere culturale (e pure gastronomico)
2 – Disegno tratto dalla “Carta della Città di Cento e delle sue antiche difese”, pubblicata dal Comune di Cento nel 2000; disegno di Loreno Confortini con la consulenza storica di Romano Gamberini.
3 – La Rocca di Cento illuminata in occasione delle festività natalizie 2020
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