1855 Cholera morbus. Società e salute pubblica nella Bologna pontificia. Dalla Biblioteca Comunale dell’Archiginnasio una bella e documentata mostra del 2010. Si può rivedere e rileggere oggi online, al tempo del COVID-19, e fare i dovuti confronti e riflessioni dal passato al presente
“Bologna, estate del 1855: una terribile epidemia di colera causa 4000 morti in pochi mesi. La città è sotto choc, in migliaia fuggono nelle campagne, mentre il Municipio tenta di fronteggiare la diffusione del morbo aprendo lazzaretti e Uffizi di Soccorso, ma sarà quasi tutto inutile: il colera era una malattia misteriosa, di cui non si sapeva nulla e tutte le terapie risultarono inefficaci. La Biblioteca dell’Archiginnasio racconta l’epidemia con una mostra, basata per lo più su proprio materiale, ma anche su documenti dell’Archivio Storico del Comune e della Società Medica Chirurgica. La Deputazione Straordinaria di Sanità, appositamente creata per gestire l’emergenza, dovette affrontare problemi enormi, dalla cura dei tantissimi malati, al seppellimento di migliaia di cadaveri. Cercò di attuare provvedimenti per fermare il contagio, ma non si sapeva che il vibrione del colera, non ancora scoperto, si diffondesse in particolare attraverso le acque dei pozzi e dei canali contaminate dai liquami infetti. L’acqua, per secoli la grande ricchezza di Bologna, si trasformò in strumento per diffondere la morte.
La mostra racconta come si viveva a Bologna al tempo del colera, tra preghiere pubbliche, affari (la vita continua, anche nei momenti più difficili), e la paura, costante, assillante, di riconoscere in sè i primi sintomi della malattia. I documenti esposti permettono di conoscere i protagonisti dell’impari lotta contro il colera: medici famosi, farmacisti e giovani dottori alle prime armi, alcuni dei quali moriranno nei lazzaretti, ma anche di far riemergere dall’oblio la gente del popolo: lavandaie, ortolani, becchini e poveri parroci di periferia protagonisti, loro malgrado, di uno dei momenti più tragici della storia di Bologna.
La mostra si articola in varie sezioni, illustrate da ampie annotazioni storiche, foto, documenti a stampa, relazioni, manoscritti, bandi, cronologie, note di cronaca, dedicate ai temi:
Correva l’anno 1955 – Le acque: ricchezza e pericolo – Il colera arriva in città – Combattere il colera – Le conoscenze scientifiche – Medici in prima linea – I rimedi e le cure – La vita e la morte ai tempi del colera.
- Tra i membri della Deputazione straordinaria di Sanità, appositamente istituita, ci fu il Dottor Luigi Calori, nato a San Pietro in Casale l’8 febbraio 1807 da Francesco, medico, e Francesca Gibelli. Si laureò nel 1829 ad honorem in medicina e nel 1833 in chirurgia. Iniziò la sua carriera come cooperatore gratuito al dissettore anatomico. Fu medico assistente all’ospedale Maggiore. Dissettore anatomico dal 1831 al 1844 fu professore di anatomia per 66 anni e direttore del Gabinetto annesso alla cattedra dal 1833. Dopo il 1859 fu preside della facoltà medico chirurgica e rettore dell’Università. Pubblicò studi di anatomia umana e comparata, antropologia, patologia, teratologia, ma anche di storia e filologia. Fu membro e presidente della Società Medica Chirurgica e dell’Accademia delle scienze. Di opinioni politiche moderate, ma favorevole all’Unità d’Italia, partecipò senza compromettersi alla rivoluzione del 1831. Morì a Bologna il 17 dicembre 1896.